Battibecco Renzi-Floris sui tagli in Rai. Il premier fa il verso a Grillo sugli sprechi del servizio pubblico
“Niente paura. Il futuro arriverà anche alla Rai. Senza ordini dei partiti. #cambiaverso#italiariparte”. Così il premier Matteo Renzi su Twitter dopo il vivace botta e risposta avuto martedì sera a Ballarò con Giovanni Floris sui tagli previsti dalla spending review alla tv pubblica. Un fronte, quello sui tagli a Viale Mazzini, che Renzi ha appena aperto e che fa temere che la sforbiciata da 150 milioni possa abbattersi sulla Rai con prepensionamenti e licenziamenti. Del resto il premier non demorde e durante l’intervista con Floris a Ballarò ha ripetuto più volte che venti sedi regionali sono uno spreco. Ce n’è abbastanza, insomma, per alimentare i mal di pancia dei dipendenti del servizio pubblico che avrebbero persino in animo, secondo quanto riferisce il quotidiano Europa, di organizzare una manifestazione di protesta nel giorno in cui Renzi si recherà a Saxa Rubra per l’appello finale al voto europeo.
Duro è stato il faccia a faccia con Floris che ha detto a Renzi: “Non crede con i tagli in Rai di avvantaggiare Mediaset?”. La replica è stata sferzante: “Caro Floris, mi dispiace ma tocca anche a voi”. Sacrifici per tutti, dunque. Un tasto su cui il premier batte e ribatte per attirarsi la simpatia dell’opinione pubblica anche a costo di ribaltare la tradizionale strategia seguita dalla sinistra: difesa del servizio pubblico e ridimensionamento delle reti berlusconiane. Renzi sembra voler andare oltre questa impostazione e torna all’attacco, imitando i toni grillini contro il “carrozzone” del servizio pubblico: “La Rai non è né dei conduttori televisivi né dei sindacalisti dell’Usigrai”. Dichiarazione che ha suscitato la furibonda replica dell’Usigrai: la Rai “non è neanche del capo del governo. Che invece vuole decidere cosa la Rai deve vendere o chiudere. La Rai è dei cittadini. A partire da quelli onesti che pagano il canone per avere il servizio pubblico”. Intanto in Rai, però, il vento del renzismo è arrivato e, prima ancora dei tagli, ha portato al riassetto degli equilibri interni.