Sull’Italicum pronto il trappolone di Chiti (e dei grillini) a Renzi

22 Apr 2014 16:42 - di Redazione

Volano gli stracci nel Pd e i grillini ne approfittano: Vannino Chiti ha respinto al mittente la richiesta del ministro Boschi di ritirare il ddl (firmato da altri esponenti Pd) sulle riforme. E contestualmente il Movimento 5 Stelle ha cavalcato ufficialmente il testo (firmato da altri esponenti democrat) che rischia di creare una spaccatura nella maggioranza dalle conseguenze insanabili. «Sulle riforme costituzionali il Movimento 5 Stelle giudica il ddl Chiti una buona proposta – si legge in una nota del capogruppo grillino al Senato, Maurizio Buccarella – Con una serie di miglioramenti in tema di democrazia diretta e partecipata siamo pronti a sostenerlo».  «In particolar modo – aggiunge il senatore grillino – appoggiamo il dimezzamento dei deputati e dei senatori ed il taglio delle indennità dei parlamentari (già attuato dal M5S) facendo salvo il bicameralismo e gli equilibri Costituzionali con Camera e Senato totalmente elettivi, inserendo come da noi proposto elementi di democrazia partecipata e diretta: referendum propositivi senza quorum e l’istituto del “recal”‘, cioè la possibilità da parte di tutti gli elettori di un dato collegio, di sostituire un parlamentare in corso di legislatura come avviene in California e tanti altri Stati Usa. Proposte sulle quali chiediamo a tutti di aprire una discussione propositiva. Più potere ai cittadini – conclude il capogruppo di M5s – e meno ai partiti e leader di partito». Una nota che rappresenta benzina sul fuoco della polemica interno al Partito democratico. In precedenza il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi aveva chiesto, in un’intervista a Repubblica, il ritiro del ddl alternativo. «Da ministro delle Riforme – ha ricordato la Boschi – Chiti confessò in Parlamento di preferire l’ipotesi di un Senato eletto ma indicò come alternativa la soluzione tedesca. Non vedo come possa appellarsi a un caso di coscienza». Immediata la replica di Chiti: «È evidente a tutti che la riforma del Senato proposta dal governo non ha niente a che vedere con il Bundesrat», poi la definitiva bocciatura della riforma del governo. «Non si può avere per la Camera una legge ipermaggioritaria, come è l’Italicum, ri-centralizzare molte competenze, come è nella proposta del governo del nuovo Titolo V, e indebolire le funzioni di garanzia oltre che di rappresentanza dei territori del Senato».

Il problema per Renzi e i suoi, a questo punto, come ha avvertito la stessa Boschi, è «il rispetto dei tempi che ci siamo dati. Per una questione di credibilità. Abbiamo detto che la riforma va approvata in prima lettura a Palazzo Madama entro il 25 maggio». La ministra delle Riforme ha ricordato appunto la dead-line. «Il 27 maggio Renzi incontra gli altri premier europei per discutere del futuro continentale. C’entra che la commissione europea, qualche settimana dopo, valuterà il lavoro che abbiamo fatto sull’economia. Se ci presentiamo a questi appuntamenti avendo approvato la riforma del Senato e del Titolo V, avremo una maggiore credibilità». Appunto quella credibilità che Renzi rischia di perdere in poche settimane.

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