Sempre peggio. I centri sociali ora piantano cannabis nei parchi pubblici: hanno iniziato da Trento

26 Apr 2014 19:28 - di Guglielmo Federici

Cannabis libera, anzi coltivata nei luoghi pubblici, avanti tutta. La solita demagogia antiproibizioniata colpisce ancora. Una trentina di piantine di cannabis sono state messe a dimora all’interno del parco Santa Chiara di Trento da alcuni attivisti del Centro sociale Bruno, nell’ambito dell’iniziativa “Seminiamo indipendenza”, avviata dai centri sociali del nord-est, dell’Emilia-Romagna, delle Marche e da Napoli Project. In questi giorni, in modalità e forme differenti – fa sapere il Centro Bruno – verrà piantata canapa negli spazi pubblici e nei luoghi maggiormente simbolici di numerose città italiane. «Autoprodurre oggi significa innanzitutto contrastare il narcocapitalismo, ossia quel rapporto esistente tra governance finanziaria e mercato delle sostanze “stupefacenti”, dice una nota dei promotori dell’iniziativa. «Promuovere l’autoproduzione della canapa – sottolineano gli antiproibizionisti – significa anche andare oltre la semplice legalizzazione, che sostituirebbe il monopolio di Stato ai profitti privati e che non renderebbe realmente libera la coltivazione della pianta ed il suo uso».
Ogni occasione è buona per reclamare il diritto ad agire in un clima di anarchia. «In ogni città vogliamo costruire momenti di socialità e di informazione critica – dicono- che siano occasioni di scambio di conoscenze e saperi rispetto alla pianta ed alle sue enormi potenzialità di utilizzo multifunzionale». Sappiamo poi che nella realtà la socialità avviene in nome della canna libera. «Vogliamo sovvertire il paradigma securitario attraverso cui vengono controllate le nostre città e le nostre vite», reclamano. «Solo attraverso l’indipendenza, politica, culturale e soggettiva, possiamo lottare per la città e la società che vogliamo, fatta di sogni e desideri ed avulsa da passioni tristi». Dietro le parole si cela però una prassi assai bizzarra. Prendiamo l’esempio di Napoli Project, il centro sociale che è l’ideatore dell’iniziativa, ma che non è molto apprezzato – per usare un eufemismo – dai cittadini napoletani. I membri del centro sociale dal dicembre scorso si sono allocati alla Galleria Principe di Napoli, la più bella porta d’ingresso che dall’area del Museo Nazionale conduce nel centro storico della città. Il percorso potrebbe essere valorizzato, peraltro, da soste per consumazioni, shopping e occasioni di incontro. Come accade in tutto il mondo. Perché in tutto il mondo anche la funzione e le idee espresse dai centri sociali hanno collocazioni legittimamente diverse. A Napoli no. La Galleria è diventata terra di nessuno, esposta alle occupazioni abusive tollerate dall’amministrazione. Se piantare cannabis nei luoghi pubblici è uno specchio di queste modalità di appropriazione delle città, non possiamo certo applaudire.

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