Riforme più lontane, ma restare in mezzo al guado a Forza Italia non gioverà
In attesa della decisione del 10 aprile, in Forza Italia i toni sono sempre più alti ed il clima è concitato. Si ha sensazione che qualcosa di irreparabile stia per accadere. Se a Berlusconi non potrà essere garantita la famosa agibilità politica, è più che probabile che tutto salti per aria. Compreso il patto sulle riforme. Le avvisaglie non lasciano dubbi in proposito. Le intemerate di Brunetta sono eloquenti e fanno capire quali sentimenti dominano il partito che sottoscrisse un paio di mesi fa l’accordo per riformare significative parti della Costituzione. Adesso i “pentiti” che da quel l’accordo immaginavano ingenuamente di poter ricavare qualche beneficio politico per il loro leader, sono legioni. E si attrezzano a non lasciare nelle mani di Renzi il raccolto di una semina che non ha portato fortuna a Forza Italia.
Indipendentemente da come si svilupperà la vicenda giudiziaria, resta il fatto che le riforme bipartisan si allontanano. I forzisti fanno capire che non le voteranno così come sono perché le intese erano altre e sono state sensibilmente modificate. I democrat, spalleggiati dal Nuovo centrodestra di Alfano, si dicono sicuri che potranno procedere a colpi di maggioranza, pur consapevoli che per cambiare le regole occorrerebbe il concorso di tutti o quasi. La battaglia è appena cominciata e già si profilano in Senato possibili cambiamenti di opinione da parte di coloro che ci tengono all’approvazione del “pacchetto” proposto dal governo non fosse altro che per assicurare la continuità della legislatura e, dunque, la loro permanenza a Palazzo Madama, sicuri come sono che non vi faranno più ritorno.
Sullo sfondo, ma non certo lontano, restano le elezioni europee che con le soglie di sbarramento previste dalle nuova legge condanneranno all’esilio da Strasburgo e da Bruxelles numerose formazioni politiche.
Che cosa accadrà se Forza Italia dovesse scendere, come molti ritengono, al di sotto della soglia del 20 per cento? Secondo autorevoli osservatori sarebbe l’inizio della fine. Cinque anni va il Popolo della libertà ottenne il 35% dei suffragi: già 15 in meno sarebbe devastante, oltre si aprirebbe il baratro. Tutta colpa dell’adesione al “progetto” Renzi come si tende a far credere più per mettersi la coscienza in pace che per intima convinzione? Non è così.
La probabile debacle di Forza Italia ha molte ragioni che qui, di volta in volta, negli ultimi mesi abbiamo sottolineato.
Ma la più importante, quella di aver concentrato tutte le attenzioni sulle vicende extra-politiche di Berlusconi ed essersi privata della necessaria elaborazione per affrontare una impegnativa competizione, viene sottovalutata o non ammessa da coloro che potrebbero e dovrebbero prendere in mano il partito (anche se oggettivamente è tardi) per rilanciarlo con una sua fisionomia nella contesa che vede contrapposti euro-entusiasti ed euro-scettici. Forza Italia avrebbe potuto rappresentare una realistica terza via, per così dire, ma altro premeva alle sue porte. Si trova scoperta, ondivaga, incapace di assumere decisioni “cruciali” fino a smentirsi sulle riforme al fine di riguadagnare un efficace (ma molto presunto) ruolo di opposizione alla maggioranza.
Comprendiamo le preoccupazioni, ma restare in mezzo al guado a Forza Italia non gioverà di certo.