Record di vendite per “Bella ciao” di Pansa: c’è voglia di “controstoria” e di verità

1 Mar 2014 11:11 - di Antonella Ambrosioni

Cinque edizioni in due settimane, nuova tiratura di 10 mila copie per un totale di 85 mila copie vendute, un trend in continua ascesa e un posto stabile in vetta alle classifiche dal 12 febbraio: i numeri di Bella ciao. Controstoria della Resistenza di Giampaolo Pansa stupiscono

e vanno anche oltre i precedenti successi che lo scrittore e giornalista monteferrino ha messo a punto dal Sangue dei vinti, del 2003, ad oggi. Questo la dice lunga sull’impatto di questa nuova “controstoria” che demolisce molte vulgate resistenziali e tira fuori dagli armadi scheletri che qualcuno voleva rimanessero chiusi a doppia mandata per sempre. Ebbene, appare chiaro che questo “qualcuno” non sono certo i lettori, la gente comune, interessata di storia, che risponde con grande interesse all’appello dei titoli di Pansa, ogni volta, anche se con Bella ciao molto più numerosi. Perché? Perché con ogni evidenza la “controstoria” funziona, perché sono sempre di più gli italiani che accolgono con favore chi non li prende in giro e regala loro tratti di storia sconosciuti ai più. Lo ha dimostrato lo straordinario successo di Magazzino 18 di Cristicchi sul tema delle foibe. La voglia di una verità per quanto possibile completa e senza egemonie attira più di quel che possa pensare l’Anpi o coloro per i quali la guerra civile non è mai finita. «Perché non raccontare la Resistenza com’è stata davvero?», si chiede Pansa su Libero. «Ai tempi della guerra civile avevo dieci anni. Mi ricordo che in famiglia sentivo parlare di quei fatti in modo molto onesto, col riscontro della realtà».

La realtà che questo libro mette nero su bianco è che il 25 aprile chi va in piazza a cantare “Bella ciao” è convinto che tutti i partigiani abbiano combattuto per la libertà dell’Italia. Ma l’immagine apologetica  della Resistenza non corrisponde alla verità. I comunisti si battevano, e morivano, per un obiettivo inaccettabile da chi lottava per la democrazia. La guerra contro tedeschi e fascisti era solo il primo tempo di una rivoluzione destinata a fondare una dittatura popolare, agli ordini dell’Urss. Pansa racconta in maniera documentata come i capi delle brigate Garibaldi abbiano tentato di realizzare questo disegno autoritario. Ricostruisce il cammino delle bande guidate da Luigi Longo e da Pietro Secchia sino dall’agosto 1943. Poi le prime azioni terroristiche dei Gap, l’omicidio di capi partigiani ostili al Pci, il cinismo nel provocare le rappresaglie nemiche, ritenute il passaggio obbligato per allargare l’incendio della guerra civile. Dire ce si tratta di verità scomode è dire poco, come si vede.

Il libro è stato acquistato in maniera più massiccia nel Nord Ovest, secondo un’indagine di mercato. Il che si spiegherebbe con l’interesse di lettori che vivono in quelle che furono le regioni più “calde” della guerra civile e forse più accalorati nel rileggere pagine di storia che per esperienza diretta o indiretta li riguarda più da vicino e fanno parte di un vissuto raccontato o sussurrato, magari per non frsi sentire. C’è una percentuale più numerosa di lettrici tra coloro che hanno acquistato il libro. Ma al di là delle analisi specifiche il successo di Bella ciao in una cornice generale composta da lettori deboli o debolissimi dice più di qualcosa.

 

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