Quote rosa, la maggioranza si spacca e il voto slitta. M5S: è una truffa per le donne
Non c’è pace per le quote rosa. La tempesta scoppiata alla Camera durante l’approvazione dell’Italicum si trasferisce al Senato dove la battaglia per l’alternanza di genere nelle liste elettorali viene neutralizzata da una faticoso accordo raggiunto tra Pd, Forza Italia e Ncd che annulla la terza preferenza se non rispetta l’alternanza ma di fatto rimanda la patata bollente alle prossime elezioni. Una soluzione giudicata un compromesso dalla stessa relatrice, la democratica Doris Lo Moro, che si accontenta pur di salvare l’asse Renzi-Berlusconi sulla legge elettorale. «Abbiamo raggiunto un’intesa con una norma transitoria per il 2014, con l’annullamento della terza preferenza se non si rispetta l’alternanza. A partire dal 2019 ci sarà invece la presenza paritaria nelle liste, l’alternanza nel ruolo di capolista». Un provvedimento tampone in vista delle europee alle porte, «a chi non si trova d’accordo – aggiunge la relatrice del provvedimento – voglio dire che lo capisco, perché nemmeno io ero d’accordo, ma c’è una larga maggioranza che sostiene la proposta e non se ne può non tener conto. Sapremo nel futuro se quella di oggi è una vittoria parziale o una sconfitta». La norma provvisoria rompe gli equilibri, fa infuriare i Cinquestelle che ritirano la firma e determina una nuova maggioranza inedita (Pd, Nuovo centrodestra e Forza Italia) che costringe a sospendere i lavori che probabilmente riprenderanno domani mattina. La Lega, appoggiata da Sel, Cinquestelle, Popolari e Scelta civica, infatti, aveva chiesto il rinvio del ddl in commissione per valutare meglio l’emendamento sulle quote, ma l’Aula ha bocciato la richiesta con i voti di Pd, Ncd e Fi. «Ritiro la firma dal disegno di legge per la parità di genere alle elezioni europee. Con le tre preferenze, in tutte le circoscrizioni si avrà un meccanismo che non tutelerà le candidate. Basta inganni”», ha annunciato la portavoce grillina al Senato, Elena Fattori, definendo l’intesa «un accordo truffa ai danni delle donne». «È come il gioco delle tre carte e chi perde, in questo caso, è sempre il genere femminile», gli fa eco il capogruppo Vincenzo Maurizio Santangelo. Soddisfatti dell’accordo, invece, gli alfaniani che avevano spinto per rinviare le «novità» sulla composizione delle liste e sul voto di preferenza al 2019 «secondo la buona norma per cui non si cambiano le regole del gioco mentre il gioco è in corso». Dal Pd la vicepresidente del Senato, Valeria Fedeli, bacchetta Elena Fattori, «il ritiro della firma è in contraddizione con il fatto che il suo gruppo ha comunicato che avrebbe comunque votato contro il ddl, che appunto Fattori aveva firmato, ancor prima della mediazione proposta dalla relatrice Lo Moro».