Bolletta elettrica: gli sconti di Renzi hanno il sapore di un bluff
Molto fumo, poco arrosto. Secondo i calcoli fatti a spanne qualche giorno fa da Filippo Merli, columnist di Italia Oggi, il risparmio energetico sbandierato da Matteo Renzi porterà alle famiglie italiane un beneficio di appena 3 euro a bimestre. Un po’ poco per esultare e spacciare il provvedimento come fosse un toccasana per il risparmio familiare. Ora, la conferma del calcolo, fatto a spanne da Merli, arriva da uno studio di due esperti di questioni energetiche, Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, pubblicato dalla voce.info. Alleggerire le bollette, tagliando gli oneri a favore delle fonti rinnovabili, secondo alcuni fin troppo agevolate dai sussidi statali, determinerebbe un risparmio mediamente del 3 per mille, pari a 7 euro su circa 2500 euro di entrate familiari. Lo studio non si ferma qui, al solo calcolo costi/benefici. Va oltre. Smentisce, numeri alla mano, l’assunto in base al quale le famiglie e le imprese italiane pagano per l’elettricità più della Germania. In alcuni settori e per alcune fasce di consumo, è addirittura vero il contrario. Prendiamo il settore manifatturiero. Quello, come ripete spesso lo stesso Renzi, nel quale siamo al secondo posto dopo i tedeschi. Le aziende manifatturiere che consumano energia tra i 70mila MWh/anno e i 150mila, in Italia pagano l’energia elettrica il 15 per cento in meno dei concorrenti tedeschi. Stesso discorso vale per le aziende cosiddette energivore, ossia quella ad alto impiego di elettricità. Tanto per essere precisi, l’Alcoa non ha chiuso, come è stato detto, per gli alti costi dell’energia elettrica. Pagava meno che in Germania. Le ragioni della chiusura vanno ricercate altrove. Quanto alle famiglie, se il consumo è contenuto nel limite dei 2500 KWh/anno, pagano meno di quelle tedesche. Sempre numeri alla mano, le uniche davvero svantaggiate sono le piccole e medie imprese con un consumo elettrico tra i 500 e i 2000 KWh/ora. Queste pagano più del 3 per cento delle concorrenti tedesche e il 30 per cento più della media europea. La presenza di una alternativa nucleare in Francia e Gran Bretagna, ovviamente, fa la differenza in termini di produzione e costi di elettricità. In conclusione, lo studio smentisce alcuni luoghi comuni e chiarisce senza mezzi termini la portata, davvero minima, praticamente ininfluente, per l’economia domestica del taglio annunciato del 10 per cento della bolletta elettrica. Quel che pesa sui conti di una famiglia sono soprattutto le spese per il riscaldamento, i trasporti e il carburante per l’auto. Che dire ? Certo, c’è chi la pensa diversamente. Arriveranno , probabilmente, altri ragionamenti, non si sa quanto sofisticati, per ribaltare questi numeri. Ma ci sembra francamente difficile confutare i dati forniti da Della Seta e Ferrante. Il chè dimostra soltanto una cosa: gli annunci renziani hanno l’amaro sapore di un bluff. Siccome poi le “cattive” notizie non arrivano mai da sole, ecco che spunta la possibile retromarcia del governo in materia di tagli degli F-35 e di spese militari. Il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, si è affrettata a ridimensionare quel che sia lei sia il presidente del Consiglio avevano detto il giorno prima. “Abbiamo un problema di spesa pubblica, è vero. Ma complessivo. Guai se passa l’idea che la Difesa sia un bancomat da cui prelevare liberamente”, è la dichiarazione imbastita per correggere il tiro. Le decisioni, pertanto, vengono rimandate. Sara’ un Libro bianco sulla Difesa a indicare se e come, eventualmente, ridurre la spesa in questo settore. Cottarelli è avvisato. Il piano del commissario della Spending rischia di incepparsi al primo impatto con i ministeri. E con la realtà. Prendiamo i tagli ventilati nel comparto sicurezza. Si parla di chiudere circa 300 presidi di polizia in tutta Italia, compreso nelle zone a più alta incidenza malavitosa. Una autentica aberrazione. Una idea che cozza terribilmente con le parole accorate pronunciate dal procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti. Commentando la spietata esecuzione di Taranto, dove killer spietati non hanno risparmiato neanche un bimbo di tre anni, l’alto magistrato ricorda che “la ferocia criminale non conosce area geografica”. C’è da augurarsi che qualcuno lo ascolti.