Un Parlamento da cabaret: il governo scivola sui succhi di frutta, i grillini si attaccano alle veline…

16 Gen 2014 14:28 - di Luca Maurelli

È stata una mattinata di ordinaria follia quella consumatasi nei palazzi romani della politica, dove  il governo inciampa su un banale provvedimento “agroalimentare” e scatena le facili ironie su un esecutivo da molti considerato “alla frutta”. Ma c’è poco da ridere. In attesa che domani si chiarisca il caso De Girolamo (sempre più intricato, visto che anche Scelta civica oggi ne chiede le dimissioni) il governo Letta non riesce a portare a casa neanche la nomina del nuovo presidente dell’Istat, con uno scivolone della maggioranza in Commissione Affari costituzionali del quale non si comprendono bene la ragione. Se non quelle di chi – fronte Pd – cerca di affondare il Pd di governo.

Tutto ciò mentre al Senato la Lega occupa le stanze del presidente Grasso per bloccare il decreto “svuotacarceri”, il Pd si prepara alla resa dei conti interna nella direzione pomeridiana del partito e alla Camera i grillini litigano con il resto dell’aula dopo aver insultato Mara Carfagna, definita “showgirl” e “velina” in tono dispregiativo. Con il triste risultato di far slittare ancora la discussione sul decreto relativo alla bonifica della Terra dei fuochi. E la politica , bellezza, direbbe Humphfrey Bogart se fosse oggi nei transatlantici del Parlamento italiano e non in un bar di Casablanca a chiedere a Sam di suonarla ancora.

La mattinata s’è fatta subito bollente a Palazzo Madama dove i i senatori della Lega Nord hanno occupato gli uffici del presidente Grasso protestando contro la ripresa in aula dell’esame del decreto svuotacarceri, che prevede anche la cancellazione del reato di immigrazione clandestina.  «Avevamo chiesto una Capigruppo – ha spiegato il senatore della Lega Raffaele Volpi – e non è stata convocata. Come se niente fosse, sono tornati in aula». Negli stesso minuti, sempre al Senato, non passava la nomina di Pier Carlo Padoan alla presidenza dell’Istat in Commissione Affari costituzionali, dove la maggioranza non era in grado di arrivare ai 18 voti necessari per la ratifica. Figura peggiore alla Camera, dove il governo veniva battuto in commissione Agricoltura su un emendamento del Pd alla legge Comunitaria. Contro il parere dell’esecutivo, passava una modifica che innalza al 20% la quantità minima di frutta (attualmente è il 12%) che deve essere contenuta nelle bevande analcoliche a base di frutta prodotte e commercializzate in Italia.

Se in Commissione si litigava a suon di emendamenti, in aula, invece, volavano parole grosse, dopo che il deputato di M5S Tofalo bollava Mara Carfagna (FI) come “velina” e “showgirl”. Immediata la reazione degli azzurri: Maurizio Bianconi e Valentino Valentini erano tra i più veementi nella reazione, e Maria Stella Gelmini chiedeva alla vicepresidente Marina Sereni “un intervento risoluto per le offese inaccettabili alla collega Carfagna”. «O lo fa o lasciamo tutti l’aula», tuonava la Gelmini, tra gli applausi di tutti i gruppi parlamentari, tranne che da M5S. Sereni stigmatizzava le parole dei deputati a 5 Stelle richiamando Tofalo all’ordine e chiedendo “che si usi un linguaggio adeguato”. Ma gli M5S non ci stavano: «Mi pare assurdo che un collega sia richiamato solo perché ha richiamato il precedente lavoro di una nostra collega…», diceva ironico Alessio Villarosa, dimenticando il precedente lavoro del proprio leader, perfino meno impegnativo e culturalmente nobile di quella della velina: il comico. Una ordinaria giornata di politica, ai confini col cabaret.

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