Un “budino” di nome Hollande sta seppellendo la “grandeur” francese…

13 Gen 2014 12:40 - di Gennaro Malgieri

Non è la prima volta che le corna diventano un “caso politico”. La storia ne è piena. Ed in particolare quella francese. Tuttavia l’ “incidente” occorso a François Hollande  è singolare per mancanza di stile e di prudenza. Non dimentichiamo che la “monarchia presidenziale” d’Oltralpe ha i suoi riti dai tempi di Luigi Filippo, 1830. E la solitudine del potere ha circonfuso di un’aura quasi sacrale chiunque fosse l’inquilino dell’Eliseo. L’inviolabilità presidenziale è sempre stata considerata dai francesi come un elemento costitutivo del potere in cui essi, a prescindere da chi lo incarna, si riconoscono. Vedersi governati da un quasi sessantenne che la sera se ne va in scooter a trovare la sua amante e al mattino viene risvegliato da un signore, il cui ruolo sarebbe di fare la guardia del corpo (o dei corpi, non chiaro), che certo non è rimasto a vegliare davanti alla porta della camera da letto, fornito di croissant per la frugale ed amorevole colazione dei colombi innamorati, non deve essere proprio esaltante.

Amanti qualsiasi, amanti popolari, privi di grandeur, di mistero, di fascino. Amanti come possono esserlo tutti i francesi, insomma. E’ questo che fa più male ai cittadini abituati a ben altre storie di alcova. Se le si priva della sontuosità e dell’eleganza, sono storiacce che finiscono per mandare all’ospedale la compagna in carica e alla gogna l’amante che ha trascinato il presidente nel gorgo dell’impresentabilità.

Ségolène Royal che conosce bene Hollande per avergli dato quattro figli ed aver convissuto con lui per quasi trent’anni, ha risposto con un sorriso all’intervistatrice che le chiedeva un’opinione sull’affaire. Già non più d’un sorriso. Quando il potere cade nella polvere non si può fare altro che sorridere di compatimento. Perché, si ci chiede, Hollande non è forse un uomo come gli altri? No, davvero. Per cinque anni almeno non lo è. Ha scelto lui di non esserlo ed i francesi lo hanno assecondato. Dunque, non ci sono zone franche per chi occupa la sua posizione. E, si badi bene, non è una questione di moralismo, ma di stile, come da secoli proprio i francesi ricordano al mondo con l’albagia che li contraddistingue. Ad un presidente, insomma, non è consentito ciò che sarebbe trascurabile nei comportamenti di qualsiasi altro essere umano. Non è consentito che giri di notte, senza sostanziale protezione, per le vie di Parigi a bordo di una motoretta: è depositario, tra l’altro, dei codici nucleari. Non gli è consentito avere i suoi incontri carnali  in un appartamento dato  in prestito alla sua amante da personaggi, si dice, legati alla criminalità corsa. Non è consentito che la Francia non abbia un capo per un certo numero di ore quando tutto potrebbe accadere. Non è consentito che si esponga a rischi fisici e a ricatti politici chi rappresenta il popolo al più alto livello. Non è consentito che non avverta dentro di sé la gravità del ruolo.

Lo chiamavano “budino” nell’entourage del Partito socialista; tale è rimasto Hollande che sta facendo rimpiangere perfino Nicolas Sarkozy che certo in amore come in politica non ha brillato per stile. Ma che il presidente il carica, dopo un solo anno, abbia toccato il fondo nei sondaggio d’opinione, la dice lunga sulla sua consistenza. Forse come amante è irresistibile (e con poca eleganza, noi, comuni mortali potremmo sempre chiederci ma che cosa ci troveranno le donne in un tipo così), le sue compagne sono state  tutte bellissime, affascinanti, sensuali. Ma come presidente è una frana. Almeno fino a quando non arriva nell’alcova. Qui si ferma il nostro giudizio per mancanza di indizi. Ma anche perché spingersi oltre non è da gentiluomini.

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