Sull’Italicum spuntano i primi franchi tiratori. Abbandonano l’aula Cinquestelle, Lega e Fratelli d’Italia

31 Gen 2014 15:11 - di Redazione

Esordio pessimo per l’italicum renzian-berlusconiano che oggi è approdato nell’Aula di Montecitorio. Oltre ai grillini (contrari a tutto a partire dall’esistenza politica del capo dello Stato) è la Lega a far alzare la tensione contestando la gestione dei lavori parlamentari. Fratelli d’Italia conferma la richiesta avanzata ieri di far tornare in commissione la bozza di riforma elettorale. «La presidente Boldrini è inadeguata. Si dimetta subito o sarà il caos», è stato l’avvertimento mattutino del segretario leghista, Matteo Salvini mentre si alimenta il fuoco di critiche contro i Cinquestelle  (il più duro è Renzi che parla di “squadrismo” mentre il ministro Franceschini accusa i grillini di «voler scardinare le istituzioni»). Beppe Grillo soffia sul braciere e dal suo sito arringa: «La Boldrini nel suo ruolo è inadeguata, impropria, miracolata. Lo sa lei, lo sanno tutti. Ha due meriti, piace a Napolitano e ubbidisce agli ordini e, per questo Regime, due medaglie così bastano e avanzano». Dopo la bocciature delle pregiudiziali il clima si arroventa per il no della Camera al rinvio in commissione del testo e grillini, Fratelli d’Italia e Lega abbandona l’Aula in segno di protesta. «Ma i nostri deputati – spiega Ignazio La Russa – saranno presenti in tutti i momenti in cui si cercherà di migliorare la legge elettorale». Per cultura  –  spiega con una battuta che raccoglie l’applauso dell’Aula – non sono mai favorevole all’Aventino che considero storicamente un errore… Ma questa è l’unica strada che la maggioranza ci lascia». È una contrarietà di metodo e di merito per un provvedimento che arriva «con un’ anomalia assoluta, mai successa per una legge elettorale», dice La Russa alludendo alla grande fretta. «Ce lo si dica apertamente. Se noi dobbiamo correre perché dobbiamo andare a votare a maggio, allora Fratelli d’Italia è d’accordo. Basta che ci sia chiarezza e Renzi ci dica – continua l’ex ministro della Difesa – che anche sulle elezioni, così come per le preferenze, si è fatto convincere da Berlusconi. Ma se non è così allora non vedo le ragioni per non rimandare il testo in commissione».

Per il Carroccio la riforma proposta è peggio del porcellum, «mi aspettavo qualcosa di più. Non ci sono le preferenze, ci sono ancora le liste bloccate e il premio di maggioranza e collegi confusionali. Dov’è la novità?», chiede Salvini. Ma il dato politico che complica una mattina già molto convulsa è quello di una ventina di franchi tiratori al momento del voto segreto sulle pregiudiziali di costituzionalità. Tabulati alla mano, sono tra i 21 e i 30 i deputati che, nel segreto dell’urna, hanno votato per bocciare la legge elettorale, in dissenso dal loro gruppo, mentre Renato Balduzzi di Scelta Civica rivendica l’astensione. Piuttosto semplice capire la scuderia di provenienza dei dissenzienti: largo del Nazareno con qualche eccezione, forse, dalle parti di Arcore. Sommando i voti dei presenti di FI (52), Ncd (20), Pd (272), Sc (15) e PI (16), i voti contro le pregiudiziali avrebbero dovuto essere 375, sono stati invece 351. Dunque, tra i partiti della maggioranza, più Forza Italia (che sostiene l’Italicum), sembrano mancare 24 voti. Non è un mistero la posizione di Gianni Cuperlo che guida la minoranza democratica, «l’Italicum è una legge elettorale frutto di un accordo, che ha definito un impianto di fondo. Le liste bloccate sono un limite che dovremo discutere e correggere». Per Paolo Gentiloni, invece, se il percorso delle riforme si blocca, salta la legislatura».

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