Sul viaggio in Terra Santa le prime grane diplomatiche. Per Tel Aviv «il Papa starà troppo tempo in Palestina»

6 Gen 2014 9:33 - di Redazione

«Non possiamo pensare al Natale senza pensare alla Terra Santa. Cinquant’anni fa Paolo VI ha avuto il coraggio di uscire per andare là, e così è cominciata l’epoca dei viaggi papali. Anch’io desidero andarci, per incontrare il mio fratello Bartolomeo, patriarca di Costantinopoli, e con lui commemorare questo cinquantenario rinnovando l’abbraccio tra Papa Montini e Atenagora avvenuto a Gerusalemme nel 1964. Ci stiamo preparando». Così Papa Francesco nell’intervista a Vatican Insider aveva anticipato il senso del viaggio in Terra santa, in programma dal 24 al 26 maggio, che toccherà Giordania, Palestina e Israele, con tappe ad Amman, Betlemme e Gerusalemme. Il Pontefice ha tenuto a sottolineare nel corso dell’Angelus di domenica «che sarà un pellegrinaggio di preghiera». Evidente l’intenzione di dare al viaggio un’impronta prettamente spirituale e religiosa, con significati che riguardano principalmente, insieme alla visita del successore di Pietro nei luoghi dove visse Gesù, i rapporti ecumenici e con le altre fedi. Ma innegabile sarà il peso politico del viaggio, nel contesto degli ardui negoziati di pace tra israeliani e palestinesi, dei conflitti che insanguinano la regione, compreso quello in Siria, e anche in rapporto alle difficoltà vissute in tutta l’area dalle minoranze cristiane. Lo stesso Abu Mazen, incontrando il Papa in Vaticano il 17 ottobre scorso ha detto che con la penna regalatagli da Bergoglio spera «di firmare l’accordo di pace con Israele». E Il Pontefice l’aveva subito incoraggiato a fare «presto, presto». Bergoglio ha annunciato che «le tappe saranno tre: Amman, Betlemme e Gerusalemme, tre giorni». «Presso il Santo Sepolcro – ha aggiunto – celebreremo un incontro ecumenico con tutti i rappresentanti delle Chiese cristiane di Gerusalemme, insieme al patriarca Bartolomeo di Costantinopoli». Proprio Bartolomeo, a ridosso dell’elezione di Francesco, aveva invitato il nuovo Papa a recarsi con lui a Gerusalemme per commemorare l’incontro di 50 anni fa. A quell’invito sono seguiti gli altri del presidente israeliano Shimon Peres, di quello palestinese Abu Mazen, delle autorità cattoliche.

Il programma del viaggio non è ancora stato pubblicato, ed è presumibile che sarà ancora limato, fino all’ultimo. Lo stesso custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, nel riferire alla Radio Vaticana che l’annuncio è stato accolto «con grande entusiasmo» dei cristiani locali e con campane a festa a Betlemme e a Gerusalemme, ha sottolineato che ora «cominceranno i preparativi, con tante discussioni sul protocollo». Molti, in altre parole, gli equilibri da rispettare, le sensibilità da non urtare. Media israeliani, il mese scorso, avevano ad esempio sollevato critiche per la brevità della presenza in Israele e per il fatto che la cerimonia principale, la messa conclusiva, fosse prevista a Betlemme, in territorio palestinese. E qualcosa magari potrebbe essere ancora aggiustato. Il viaggio ripercorrerà in parte le orme di quello, durato ugualmente tre giorni, di Paolo VI nel 1964, nell’epoca di rapporti travagliati in cui ancora non c’erano relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Israele. Ad Amman, all’arrivo il 24 maggio, Bergoglio restituirà ai reali di Giordania, re Abdallah e la regina Rania, la loro visita in Vaticano del 29 agosto scorso. A Betlemme l’incontro con Abu Mazen e la visita alla Basilica e alla Grotta della Natività. In Israele il Papa sarà accolto a Gerusalemme dal presidente Peres e incontrare i capi delle comunità religiose locali. Nella città visiterà i luoghi santi del cristianesimo, poi il Sacrario della Memoria di Yad Vashem e il Muro del Pianto, dove Karol Wojtyla, nel suo viaggio del 2000, infilò il bigliettino tra le pietre sacre. A fianco di Bergoglio dovrebbe esserci anche l’amico rabbino di Bienos Aires, Abraham Skorka. L’incontro con il premier Benyamin Netanyahu, ricevuto in Vaticano il 2 dicembre scorso, dovrebbe avvenire nel Pontificio Istituto di Notre Dame, di fronte alle Mura della Città vecchia, a due passi dal Santo Sepolcro, dove è previsto l’incontro ecumenico con i rappresentanti delle Chiese cristiane, insieme al patriarca Bartolomeo.

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