Massacrò tre passanti a colpi di machete, non andrà in carcere: Kabobo finirà in un ospedale psichiatrico

20 Gen 2014 20:56 - di Bianca Conte

Il verdetto della perizia tira fuori dal carcere Adam Kabobo, il ghanese che ha ucciso tre passanti a colpi di piccone. Con spietatezza ed efferatezza di cui è stato ritenuto consapevole, almeno per quanto appurato fino a questo momento: nei mesi scorsi, infatti, una perizia disposta dal gip Andrea Ghinetti aveva stabilito che l’omicida non era incapace di intendere e di volere al momento dei fatti, pur affetto da una forma di schizofrenia. Oggi, invece, un nuovo referto ribalta la situazione: un accertamento disposto nelle scorse settimane dal tribunale del Riesame di Milano, i cui giudici hanno accolto la richiesta degli avvocati Benedetto Ciccarone e Francesca Colasuonno, assevera che le condizioni di salute mentale di Adam Kabobo sono incompatibili con il carcere: dunque il detenuto dovrebbe essere trasferito da S.Vittore a un ospedale psichiatrico giudiziario. E così, allo sconcerto suscitato da tale richiesta – che rinnova il dolore di parenti e amici delle vittime –  si aggiunge anche la beffa di una possibile scarcerazione, e la possibilità che questa relazione potrebbe avere in ipotesi anche ulteriori  “riflessi”, dal punto di vista della difesa, sul processo con rito abbreviato che inizierà il prossimo 6 febbraio. La perizia, intanto, dovrà essere discussa in un’udienza al Riesame fissata per il 27 gennaio e poi i giudici decideranno, anche alla luce della relazione appena depositata, se trasferire o meno l’immigrato in un opg.

Dunque, stando a quanto diagnosticato dal medico legale Marco Scaglione, che ha depositato la sua relazione poche ore fa, Kabobo non sarebbe psichiatricamente compatibile con la detenzione carceraria, con la conseguente necessità di uj trasferimento in un ospedale psichiatrico giudiziario, dove potrebbe ricevere cure più adeguate, ma pur sempre in regime di custodia cautelare. Un’ipotesi, quella della “scarcerazione” di Kabobo, commentata da più parti con indignazione e sgomento. «In Italia chi ammazza tre persone va in ospedale invece che in prigione», ha dichiarato con evidente disappunto a riguardo il consigliere comunale di Milano, Riccardo De Corato (FdI), ex vicesindaco e assessore alla Sicurezza delle precedenti giunte di centrodestra. «È un incubo che ritorna», ha quindi aggiunto laconicamente De Corato citando il caso dei responsabili dell’uccisione del vigile urbano milanese Nicolò Savarino: «Al giovane nomade assassino la pena è stata ridotta da 15 a 9 anni, mentre chi lo ha aiutato è agli arresti domiciliari. Le cose in Italia – ha quindi concluso – funzionano così: la certezza della pena è pura illusione». Sconcerto e amarezza, i sentimenti espressi da De Corato, a cui fanno eco le parole di Barbara Benedettelli, Responsabile Nazionale per Fratelli d’Italia del Dipartimento Tutela Vittime che, nel valutare esito e conseguenze della perizia su Kabobo appena depositata, ha dichiarato: «Incompatibile con il carcere: chi non lo è? Credo però che anche le sue vittime fossero incompatibili con la terribile morte a cui Kabobo le ha sottoposte. Difficile pensare che neanche un triplice assassinio di quella ferocia rientri in quella “soluzione estrema” che secondo alcuni dovrebbe essere il carcere. Mi auguro – ha quindi concluso la Benedettelli – che i giudici che dovranno decidere se mandarlo in opg o meno, sapranno valutare non solo l’altissima pericolosità sociale di questa persona, ma anche ciò che questa persona ha tolto a tre cittadini che stavano semplicemente vivendo, mentre sono stati massacrati come accade solo nei film dell’orrore. Non si deprezzi, e disprezzi, la vita umana». Decisamente tranchant, infine, il post del segretario federale della Lega Nord, Matteo Salvini, che su Facebook ha scritto: «Fosse per me lo manderei ai lavori forzati».

 

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