Aveva stuprato e ucciso: pena di morte eseguita. Ma in Cina, quindi niente fiaccolate della sinistra…
Condanna a morte, confermata dalla Corte suprema e già ed eseguita, per un uomo della provincia cinese centrale dell’Henan, colpevole di aver rapito e tenuto segregate in stato di schiavitù sei donne uccidendone due. Lo riferisce il China Daily. Li Hao, 36 anni, sposato e padre di un bambino di otto mesi, è stato condannato per omicidio, violenza sessuale, sequestro di persona, sfruttamento della prostituzione e produzione di materiale pornografico per fini di lucro. L’uomo era stato condannato alla pena capitale sia in primo grado, sia in appello. E adesso la Corte Suprema aveva confermato il giudizio di condanna. Ex impiegato, Li nel 2009 rinchiuse in uno scantinato sei donne tenendole segregate per lunghi periodi. Alcune di loro vi rimasero per quasi due anni. L’uomo le violentava ripetutamente, costringendole a girare video pornografici, e costrinse perfino tre di loro, tutte tra 16 e 23 anni all’epoca dei fatti, a uccidere due altre donne. Li Hao uccise poi lui stesso due altre prigioniere. Il caso venne scoperto quando una delle ragazze riuscì a fuggire. La condanna a morte è stata eseguita in base a quanto prescritto della legge cinese, dopo aver consentito al prigioniero di incontrare i suoi più stretti familiari nel carcere in cui era rinchiuso. Stavolta, nel mondo occidentale e in primis in Italia, non ci sono state le solite fiaccolate contro la pena capitale. Forse perché il caso era sin troppo grave. O forse perché l’esecuzione è avvenuta in Cina e non negli Usa.