Affare Cerroni: il fascicolo con la richiesta d’arresto fu fatto sparire dal cassetto del giudice

14 Gen 2014 16:53 - di Redazione

La richiesta di arresto di Manlio Cerroni, il “Re della Monnezza”, e di altre sei persone fu depositata dalla procura di Roma il 21 marzo del 2013 ma il carteggio, custodito nell’ufficio del gip Massimo Battistini, fu rubato. La scoperta avvenne il 16 luglio successivo e la procura aprì un fascicolo, contro ignoti, per furto. In seguito alla sottrazione dell’ originario faldone contenente la richiesta, i pm Alberto Galanti, Maria Cristina Palaia e Simona Maisto furono costretti a risollecitare, con nuovo provvedimento, le misure cautelari presso il domicilio. Con una aggiunta: «Non può non sottolinearsi – si legge nella seconda richiesta – come la sottrazione degli atti del fascicolo depositato presso codesto ufficio gip dell’originale della richiesta di misura cautelare, come da denuncia resa in data 16 luglio 2013, pur essendo allo stato commesso da soggetti ignoti, deve con ogni probabilità ricondursi alla sfera di influenza esercitata dagli odierni indagati, la cui “onnipresenza” all’interno della pubblica amministrazione è conclamata da una serie infinita di riscontri».
Sul fronte degli interrogatori degli arrestati, in due si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, solo Piero Giovi (socio di imprese e storico collaboratore di Cerroni) ha deciso di difendersi davanti al gip di Roma.Hanno deciso di non rispondere alla domande del gip Massimo Battistini, sia Giuseppe Sicignano, già supervisore delle attività operative condotte presso gli impianti di Cecchina che Francesco Rando, amministratore unico di molte imprese riconducibili a Cerroni. Domani è fissato l’interrogatorio di Cerroni, ritenuto il ‘dominus’ dell’associazione per delinquere contestata dalla procura e patron di Malagrotta. «Il dischetto con gli atti integrali del procedimento é arrivato solo oggi», ha dichiarato il legale di Cerroni «e si tratta di oltre centomila pagine, c’é quindi bisogno di tempo per studiarli. «Su alcune questioni é possibile che ci riserviamo di rispondere in un secondo tempo – ha detto l’avvocato di Cerroni – ma non c’é alcuna intenzione di sottrarsi al contraddittorio».

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