Dilaga la protesta dei Forconi. A Torino e a Genova gli agenti si tolgono i caschi tra gli applausi dei manifestanti
Le proteste sono iniziate domenica notte in Veneto e Campania e si sono estese rapidamente in tutta l’Italia con violenti tafferugli a Torino. Il Garante ha minacciato “multe”, mentre il ministro Lupi ha definito “ingiustificata” la protesta anticipando l’orario di circolazione dei Tir, misure apparse un po’ eccessive anche perché mai prese in occasione di scioperi o manifestazioni di Cgil-Cisl-Uil o dei sindacati autonomi. «Non banalizzate il movimento dandogli delle etichette – ha ammonito Mariano Ferro, il leader che nel 2012 per quattordici giorni bloccò la Sicilia – Guardate al miracolo che si è già realizzato: il Nord per la prima volta dopo anni e anni ha raccolto il testimone lanciato dalla Sicilia, dal Sud. Parliamo ormai la stessa lingua, quella dei delusi e delle vittime di una politica economica che ha spento ogni speranza a questo Paese». «Se mercoledì verrà data la fiducia al governo la nostra protesta rimarrà in piedi fino a che non se ne vanno. Sarà sciopero a oltranza, nelle forme pacifiche e democratiche che si conoscono. Saremo milioni perché milioni sono le persone che non ce la fanno più – ha aggiunto in un’intervista al “Corriere della Sera” Danilo Calvani, coordinatore del movimento – Siamo gente per bene, forse non molto acculturati ma onesti e amiamo il nostro Paese. Abbiamo chiesto tutti i permessi e altri ne chiederemo se dovremmo andare oltre i 5-6 giorni previsti. La polizia è con noi, anzi, anche il loro sindacato ci appoggia».
In effetti la protesta dei Forconi, la galassia di movimenti contro il governo e antieuropeisti, si è allargata a macchia d’olio. Nella notte di domenica sono comparsi in Veneto i primi presidi. La Polstrada ne ha segnalati almeno quattro. Circa un centinaio di manifestanti poco dopo le 14 ha occupato i binari della stazione di Genova Brignole. Si sono staccati dal corteo principale e si sono diretti allo scalo ferroviario. Binari occupati anche alla stazione di Imperia e tra Diano Marina e Arma di Taggia, con blocco della circolazione dei treni sulla Genova-Ventimiglia. Il resto del corteo è sfilato nel centro città e si è fermato davanti alla sede dell’Agenzia delle Entrate, in via Fiume, dove sono state lanciate monete contro i vetri e sul portone è stato affisso un cartello “Assassini”. Una decina di carabinieri, che presidiavano l’ingresso della prefettura, hanno acconsentito a una richiesta dei dimostranti e si sono tolti i caschi. Ci sono stati cori all’indirizzo delle forze dell’ordine (“Siete sfruttati come noi”).
La città al centro della protesta è stata Torino, dove la maggior parte dei negozi e dei bar del centro e delle periferie è rimasta chiusa. A Grugliasco, in provincia, un centinaio di manifestanti ha bloccato, intorno alle 4,30 del mattino, l’ingresso del Centro agro-alimentare. Hanno rovesciato masserizie sulla sede stradale e poi le hanno incendiate, impedendo ai camion di entrare e uscire. Nel capoluogo vuoti i mercati e deserte le fermate dei taxi. Sono continuate a confluire persone in piazza Castello, uno dei principali presidi in città. Davanti a Palazzo Reale sono comparsi bandiere tricolore e cartelli con scritto “L’Italia migliore siamo noi: le persone normali siamo noi” e “Politici, amministratori e sindacati ladri legalizzati”. Il traffico si è paralizzato. Blocchi stradali, per i soli mezzi pesanti, sono stati invece attuati agli svincoli autostradali di Carisio (Novara), sulla Torino-Milano. I manifestanti hanno raggiunto in corteo due stazioni bloccando i treni. In piazza Castello sono scoppiati i primi tafferugli. Un gruppo ha lanciato pietre contro i mezzi delle forze dell’ordine, che hanno risposto con lacrimogeni. I manifestanti, circa duemila (fra cui anche ultrà aderenti alla tifoseria calcistica), hanno raggiunto la sede della Giunta regionale del Piemonte, scandendo slogan come “rivoluzione, rivoluzione”, ma anche “Italia, Italia”. La tensione è sfociata in nuovi scontri con una fitta sassaiola da parte dei manifestanti all’indirizzo delle forze dell’ordine schierate a difesa del palazzo. Un carabiniere è stato ferito, in modo lieve, un fotografo è stato aggredito. Contro le forze di polizia è stato lanciato di tutto: bottiglie vuote, sassi, mattoni, petardi e bombe-carta. Le forze dell’ordine hanno reagito lanciando decine di gas lacrimogeni nel tentativo di disperdere la folla. Danneggiate le vetrine di molti negozi, auto di polizia e carabinieri. Davanti all’Ufficio delle Entrate, in corso Bolzano, è stato necessario respingere un gruppo di cinquanta contestatori che, armati di pietre, hanno tentato di danneggiare le vetrate dell’ingresso.
A Milano e in provincia, snodo di importanti arterie autostradali, non sono stati segnalati blocchi ma solo alcuni presidi ad Arese, nei pressi dei cancelli dell’ex Alfa Romeo, Rho e Pero, vicino le Fiera, e agli svincoli autostradali di Assago, Molino Dorino, Monza (sede di Equitalia e Palaiper). Nella Capitale più di un centinaio i manifestanti che hanno aderito allo sciopero per chiedere la caduta del governo. A piazzale dei Partigiani c’erano gazebo e un camper con presidio fisso. Tra gli striscioni, uno dalla scritta “9 dicembre, l’Italia si ferma”. Bloccata via Cristoforo Colombo per alcuni minuti da alcuni militanti del Movimento Sociale Europeo. «Vita, famiglia, casa e lavoro non sono un privilegio, ma un diritto. Ci stanno rapinando il futuro», hanno spiegato i promotori dell’iniziativa. Anche via Tuscolana è stata bloccata all’altezza della sede della Banca d’Italia, «simbolo di quell’usura legalizzata che sta strozzando i cittadini, di quella finanza che ha dichiarato guerra ai popoli». A Napoli, in piazza Carlo III, una decina di persone ha esposto alcuni striscioni mentre in periferia, nel quartiere di Pianura, alcuni cittadini hanno distribuito volantini. In Puglia il movimento dei Forconi ha chiesto le dimissioni dei rappresentanti di governo e bloccato il traffico sulla tangenziale di Bari tra le uscite di Poggiofranco e Carrassi. In provincia di Foggia, sulla statale 16, blocco totale dei mezzi pesanti al Km 670, con rallentamenti alla circolazione delle auto. Un centinaio di autotrasportatori ha manifestato verso le 5 anche sulla statale 613 Lecce-Brindisi in direzione nord, rallentando e a tratti bloccando il traffico veicolare in prossimità dello svincolo per Surbo. Una protesta che si inserisce in quella nazionale ma che non era stata autorizzata, facendo subito scattare l’intervento delle forze dell’ordine. A Catania, che negli anni scorsi è stata la sede simbolo della protesta del movimento, non ci sono stati blocchi al casello di San Gregorio dell’autostrada A18 Messina-Catania. Una delegazione ha trascorso la notte sul posto annunciando un volantinaggio. Sempre in Sicilia, a Palermo, i Forconi hanno manifestato con due presidi (in via Ernesto Basile e in piazza Indipendenza) distribuendo volantini e rallentando di poco il traffico. In Sardegna è iniziata con il blocco della strada che collega Cagliari con la sede dell’Agenzia delle Entrate nel quartiere periferico di via Pintus la protesta dei movimenti antiEquitalia in contemporanea con le altre manifestazioni in tutta Italia.