Il Senato dice sì alla legge di bilancio. La nuova maggioranza di Letta è più sicura. Al via il dibattito sulla decadenza
Via libera del Senato al disegno di legge sul Bilancio dello Stato. I voti favorevoli sono stati 162, 115 i no, nessun astenuto. Ora il provvedimento, insieme alla Legge di Stabilità, passa all’esame della Camera. Un voto che indubbiamente rafforza il governo Letta all’indomani dell’annuncio barricadero di Forza Italia passata all’opposizione: la manifestazione odierna non è che l’inizio…
“Il governo deve resistere”, afferma intanto Beatrice Lorenzin, ministra della Salute ora al fianco di Alfano e delle colombe del Ncd. Non la pensa così Daniele Capezzone che critica la legge di stabilità: “Come temevamo, il governo ha sciaguratamente reintrodotto la tassa sull’abitazione principale”. Alla fine del percorso della Stabilità in Senato e prima dell’approdo alla Camera si è chiarito il quadro della nuova tassazione sulla casa. Le abitazioni principali non pagheranno l’Imu ma parte della Iuc, quella relativa ai servizi (Tasi) con un’aliquota base dell’1 per mille e un tetto, solo per il 2014, del 2,5 per mille.
A Palazzo Madama è iniziato il dibattito sulla decadenza di Silvio Berlusconi da senatore. Il Cavaliere non sarà in aula e stasera non parteciperà alla trasmissione Porta a Porta come annunciato in precedenza. Vivrà la giornata più intensa e drammatica della sua carriera politica tra la sua gente, parlando intorno alle 17 alla folla che si radunerà sotto Palazzo Grazioli. E ne avrà per tutti, a cominciare dagli alfaniani: “Non appena dirò pubblicamente ciò che penso di loro, faranno la stessa triste fine di Fli”, avrebbe detto Berlusconi ai suoi fedelissimi.
Enrico Letta si mostra tranquillo e fiducioso: finite le larghe intese, è nata una nuova maggioranza, che il premier intende tenere unita con la parola magica della stabilità soprattutto in vista del semestre europeo a guida italiana. Ma sul ventennio berlusconiano che oggi si avvia a conclusione pesa la profezia di Gianni De Michelis, intervistato dal Mattino: ”Non c’è molta differenza tra le vicende di Craxi e Berlusconi, a parte che il primo scelse l’esilio e il secondo resta in Italia”. Liquidati per via giudiziaria, dunque, e senza che si affacci all’orizzonte la volontà di una seria riforma della giustizia.