Compagni contro compagni: l’inchiesta-choc dell’Espresso su Napoli fa infuriare la sinistra

14 Nov 2013 18:48 - di Antonella Ambrosioni

Un contenzioso editoriale e politico anima la famiglia della sinistra per la scelta dell’Espresso in edicola da domani di dedicare la copertina al dramma ambientale della Terra dei Fuochi. E che copertina…“Bevi Napoli e poi muori” recita il titolo impietoso ma reale del numero in uscita (forse). “Acqua contaminata ovunque… Nessuna zona è sicura” si legge ancora sulla copertina della pubblicazione che dedica un’inchiesta all’emergenza ambientale in corso in Campania. Abbiamo scritto “forse” perché l’iniziativa editoriale non è piaciuta al consigliere regionale della Campania del Pse (ex Pd), Corrado Gabriele, che sta facendo il possibile per vietare l’uscita in edicola domani e annuncia che intende presentare un esposto alla Procura della Repubblica di Napoli per chiedere, appunto, «di accertare se non sia il caso di verificare gli estremi della violazione dell’articolo 658 del Codice Penale». Secondo Gabriele, potrebbe configurarsi il reato di procurato allarme evidenziando «il danno all’economia campana e soprattutto il danno psicologico per milioni di cittadini napoletani e campani che oltre a subire le conseguenze dei rifiuti seppelliti in Campania devono vivere nel terrore di utilizzare l’acqua e i prodotti agricoli della nostra terra». Il consigliere socialista non valuta l’utilità di un’informazione che potrebbe essere d’aiuto per la salute dei cittadini campani. No, si preoccupa soltanto del danno d’immagine, economico e psicologico. Bizzarro è dire poco. La copertina «è offensiva e andrebbe censurata», dice. Di qui l’invito ai lettori «a boicottare la vendita la vendita delle copie dell’Espresso in edicola questa settimana».

A breve giro di posta arriva la replica della direzione del settimanale, che invita Gabriele a leggere «l’accurata inchiesta sulla situazione ambientale in Campania prima di esprimere giudizi e addirittura chiedere l’intervento della magistratura». Il servizio dell’Espresso – sottolinea la direzione del settimanale – «rende noti i risultati inediti e sconvolgenti di una corposa ricerca richiesta dal comando americano di Napoli, eseguita da primari laboratori di analisi sulla base di campioni di acqua, cibo, terreni, fumi raccolti lungo l’arco di due anni (dal 2009 al 2011) su un’area di oltre mille chilometri quadrati e costata ben 30 milioni di dollari». «Il rapporto conclusivo – prosegue la direzione dell’Espresso – è stato trasmesso da diversi mesi alle autorità italiane, ma finora mai reso pubblico. Pensiamo che far finta di niente, prendersela con chi fa informazione invece che con chi dovrebbe impedire il traffico di rifiuti tossici gestito dalla criminalità organizzata può solo peggiorare la vita di chi vive in quelle zone e da anni sopporta le terribili conseguenze dell’inquinamento». Se i dati dovessero risultare reali ci sarebbe da aver paura. Paura che evidentemente non ha Corrado Gabriele e chi come lui pensa che sia ancora il tempo di nascondere la polvere sotto il tappeto sul disastro ecologico perpetratosi in Campania sotto l’occhio di governatori e sindaci di sinistra. L’Espresso se ne è reso conto ma i politici ancora no. Che si tratti di un grande dramma sanitario, ambientale, economico è risaputo da un pezzo: almeno da quando, anni prima che Saviano pubblicasse Gomorra, Legambiente coniò – era il 1994 – il termine “ecomafie” proprio partendo dalla realtà terribile di un ampio tratto di territorio tra Napoli e Caserta ricolmo di rifiuti industriali seppelliti dalla criminalità organizzata. Ecco, sarebbe bene che la sinistra, anziché tentare di sabotare l’inchiesta recitasse il “ma culpa” e si mostrasse consapevole che rispetto a questi mali, negli ultimi due decenni, essa è stata parte considerevole del problema e non della soluzione.

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