Ci mancava pure il vice di Marino: «Sogno di celebrare un matrimonio gay in Campdoglio»

16 Nov 2013 16:54 - di Guglielmo Federici

Che cos’abbiano fatto di male i romani a Marino e alla sua giunta non si sa. Neanche il tempo di metabolizzare il “siluro” partito nella delibera con i rincari di tutti i servizi, dai loculi alla Ztl, che arriva pure la beffa, con il vicesindaco che si mette a sfogliare il suo libro dei  sogni durante il talk show su YouTube, KlausCondicio. L’ineffabile Luigi Nieri non sogna di migliorare la qualità della vita dei suoi amministrati, o di alleggerire le tasse comunali, o di favorire il commercio e il turismo così vitali per far rifiorire Roma e fare cassa. No, scherziamo? Il suo sogno, afferma testualmente e incredibilmente, «è celebrare un matrimonio gay in Campidoglio». A ognuno i suoi sogni. Molti romani sognano di arrivare a fine mese senza traumi, di arrivare in orario in ufficio, di trovare civilmente un parcheggio senza fare a sportellate, scuole e servizi degni. Invece ti svegli una mattina e scopri che in Campidoglio sognano altre cose e che hanno un’agenda politica che guarda a “mondi lontanissimi” dal sentire comune. Sarà, ma basta seguire le cronache cittadine – non solo romane – per accorgersi che un virus si è abbattuto sulle amministrazioni della sinistra “illuminata”: il problema dei problemi sono diventati le unioni e matrimoni gay contestualmente alla voglia matta di cambiare nome a mamma e papà. Per farla breve, picconare quel che resta della famiglia tradizionale è la mission prioritaria, da Venezia a Bologna a Roma. Il virus diagnosticato si chiama pensiero unico progressista. Essere eletti e sognare di unire in matrimonio una coppia omosessuale. Tutto il resto è secondario. «La politica sta più indietro della società», bacchetta il vicesindaco. Sbaglia, più che altro la politica – quella loro – è proprio fuori dalla società. Fino a quando reggerà la pazienza dei cittadini?

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