Avevano celebrato i “bei tempi” delle Br ai funerali del killer di Moro: quattro indagati

29 Nov 2013 13:24 - di Redazione

Avevano celebrato i bei tempi andati del terrorismo rosso degli anni Settanta. Ma la rimpatriata non li porterà galera. Il fatto è accaduto il 19 gennaio, a Coviolo, frazione di Reggio Emilia, in occasione dei funerali di Prospero Gallinari, il brigatista condannato per essere stato tra gli esecutori materiali del sequestro e dell’omicidio di Aldo Moro e dei cinque uomini della sua scorta (la vittima più anziana aveva 52 anni, la più giovane 25). Sono stati indagati in quattro: si tratta dei brigatisti rossi Loris Tonino Paroli (nel curriculum 16 anni in carcere per banda armata) e Salvatore Ricciardi (condannato per sette attentati a Roma), di un esponente dei “No tav” Davide Mattioli e di Sante Notarnicola, componente della banda Cavallero (18 rapine a Milano negli anni Sessanta e cinque morti). Del fatto che sono finiti sotto indagine scrivono alcuni quotidiani locali, riportando che è stata chiesta una proroga delle indagini dal pm Antonello Gustapane, della Procura di Bologna, cui è affidato il fascicolo. Ma pare che la richiesta di proroga sia stata solo un fatto tecnico, e per il fascicolo ci sarebbe già una richiesta di archiviazione. A gennaio le modalità delle esequie, cui parteciparono molti ex brigatisti, suscitarono molte polemiche.  Gallinari, 62 anni, fu trovato morto nella sua automobile dopo un infarto. I funerali si svolsero a Coviolo, frazione di Reggio Emilia.

Le polemiche nacquero non solo perché alla cerimonia erano presenti molti dei reduci Br – tra loro anche Renato Curcio – che salutarono l’ex compagno scomparso con pugni alzati, drappi rossi e cori di Internazionale, ma anche perché nelle orazioni pronunciate in molti lessero una sorta di apologia al terrorismo. Indignazione fu poi espressa in una lettera aperta firmata dall’ex sindaco Graziano Delrio e dalla presidente della Provincia, Sonia Masini. «L’unica canzone che Scalzone, Curcio e soci avrebbero dovuto cantare – scrissero – avrebbe dovuto essere Perdono. Hanno scientemente dato vita invece, e questo è quel che deve preoccupare tutta Italia, ad un pericoloso quanto sciagurato tentativo di passaggio di testimone politico, dai vecchi brigatisti ai giovani no Tav e dei centri sociali. Hanno inneggiato ad ideologie di rivolta sociale e violenza che sono state dannose in passato per la democrazia, la classe operaia, per una intera generazione che si era avvicinata alla politica». A dare il via all’inchiesta è stata una relazione della Digos reggiana, girata dalla procura di Reggio Emilia a quella distrettuale bolognese per la competenza su ipotetici reati legati al terrorismo.

 

 

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