Alessandra Kustermann contro la Ravera: «I cimiteri per bimbi non nati aiutano a elaborare il dolore»

8 Nov 2013 17:49 - di Antonella Ambrosioni

Arriva la difesa che non t’aspetti per Matteo Renzi, sul quale si erano indirizzati gli strali delle femministe e delle paladine della legge 194 – in primis la giornalista Marina Terragni e Lidia Ravera – per la decisione così “anti-progressista” del Comune di Firenze di istituire un cimitero per seppellire i feti. Per le femministe si tratta di un salto di qualità, ma all’indietro, un atto simbolico pesante e retrivo. Non così, al contrario, per un’altra donna di sinistra doc, laica e progressista come Alessandra Kustermann, che in un’intervista all’Huffington Post ha il coraggio di sottrarre al dibattito ideologico un tema sensibile che più non si può. «Sono ginecologa dal 1979 e non ho mai sentito una donna nominare quello che portava in grembo come feto, embrione o grumo di materia», puntualizza lessicamente ( ma anche simbolicamente). «Decidere di seppellire un bambino abortito – prosegue-  è una scelta che va lasciata alle donne senza ferire la loro sensibilità e spesso le aiuta a superare il lutto».  Alessandra Kustermann, primario alla clinica Mangiagalli di Milano, donna di sinistra, laica, da sempre impegnata nella difesa della 194, ha aiutato migliaia di donne a interrompere una gravidanza. Nel suo ospedale ha creato un polo di avanguardia sia per le donne che vogliono abortire, sia per le vittime di violenza domestica e sessuale. Insomma, la decisione della giunta Renzi di dedicare una sezione del cimitero di Trespiano ai bambini mai nati è un atto pietoso che va incontro al dolore e che tiene conto della coscienza delle singole persone. Pertanto il fuoco polemico appiccato dalle femministe «è un dibattito molto vetero. Una perdita di tempo. Persone a me vicine hanno scelto di interrompere con dolore una gravidanza al quinto mese perché sapevano che quel bambino era molto malato o non sarebbe sopravvissuto. Ecco, sapere che avrebbero potuto seppellire quel figlio nella tomba di famiglia le ha aiutate a metabolizzare il dolore».

La Kustermann da tempo ha deciso di andare oltre gli steccati ideologici, cosa che evidentemente riesce molto difficile alla Terragni e alla Ravera, punti di riferimento del pensiero femminile e infuriate per quella che ritengono una “provocazione” lanciata alla legge 194 e alla possibilità che le donne possano interrompere una gravidanza senza essere rincorse dalla colpevolizzazione tangibile di una tomba. la Kustermann le “gela” così: «La possibilità di poter seppellire un bambino mai nato non c’entra nulla con la 194, che è una legge ancora integra». Semmai c’entra con il dolore, e non è affatto una violenza. Persone a me vicine hanno scelto di interrompere una gravidanza ormai avanzata per una grave malformazione del feto e sapere che esisteva un luogo dove piangere quel figlio non nato è stato di grande consolazione. Ho visto migliaia di donne abortire e posso dire che, sepolto o meno, quel bambino esisterà sempre nell’anima».

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