Minniti sul Datagate: «Chieste risposte precise a Washington, il fine non giustifica i mezzi»
Anche i servizi segreti italiani aderiscono all’iniziativa europea per fare chiarezza sul Datagate. Ad annunciarlo il capo dei nostri servizi Giampiero Massolo, ascoltato in audizione dal Copasir. Oggi il direttore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis) «ha riferito sugli sviluppi della vicenda datagate, rispondendo alle numerose domande dei membri della Commissione», così come riferito in una nota ufficiale. Più diretto e informale, il sottosegretario con delega ai Servizi, Marco Minniti, che a margine di un convegno ha fatto il punto sul Datagate: «L’intelligence non può essere una foresta in cui tutto è permesso e non è vero che il fine giustifica i mezzi: se i mezzi non sono corretti anche il fine viene inficiato. Abbiamo chiesto per tempo ai nostri alleati americani come stanno le cose ed abbiamo anche un’autonoma capacità di verifica di quello che ci viene detto». «È un momento molto difficile per l’intelligence, senza precedenti», ha precisato Minniti. «È un mondo apolare, non ci sono schieramenti predefiniti e due blocchi contrapposti. Nei prossimi giorni – ha aggiunto – firmeremo un accordo sulla cybersecurity con il garante della privacy». Il rappresentante del governo ha pure garantito «sulla correttezza, lealtà e funzione positiva dell’intelligence italiana». Secondo le ultime rivelazioni ci sarebbero state oltre 46 milioni di telefonate “spiate” dai servizi segreti statunitensi in un mese, dal 10 dicembre 2012 al 13 gennaio 2013. Ma l’intelligence di Roma non ha ancora confermato questa attività e invita a distinguere tra monitoraggio e spionaggio. Una iniziativa ancora più decisa è stata annunciata da Berlino. Il ministro degli Interni Hans-Peter Friedrich, a proposito del cellulare della Merkel spiato, definendo l’episodio «inaccettabile», ha annunciato alla tv di Stato tedesca una missione diplomatica a Washington: «Invieremo una delegazione negli Stati Uniti, questa settimana o la prossima e riceveremo là altre informazioni», ha detto. Il ministro ha comunque ammonito a non generalizzare: «Non dobbiamo ora fare l’errore di mettere in discussione tutte le nostre buone e necessarie relazioni con gi Stati Uniti».