L’ennesimo colpo di scure sui dipendenti pubblici: ci sia una nuova strategia
Mario Pulimanti
Di fronte al nuovo colpo di scure sui dipendenti pubblici, anche la Corte dei Conti ha manifestato le sue perplessità, definendo severe le norme sul pubblico impiego contenute nella legge di stabilità basate sul blocco del turn over e sul rinvio dei contratti, esprimendo così un giudizio sostanzialmente negativo nei confronti della manovra finanziaria, considerata priva di equità sociale e foriera di ulteriori inasprimenti fiscali. La Corte dei Conti ha ragione: tutto ciò è infatti a danno di cittadini, lavoratori e pensionati. E, inoltre, senza che ci sia un solo intervento volto ad incentivare la lotta all’evasione fiscale e il concreto recupero delle ingenti risorse indebitamente sottratte alle casse dello Stato e oggi quanto mai necessarie per ripristinare una situazione di ripresa economica. Intanto, nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica (n. 251 del 25.10.2013) è stato pubblicato il D.P.R. del 4 settembre 2013, n. 122, che proroga il blocco della contrattazione per i pubblici dipendenti fino al 31 dicembre 2014 che non solo anticipa ma anzi peggiora quanto contenuto nel ddl di stabilità. Nel regolamento è infatti esplicitato che il fermo riguarda anche l’incremento delle risorse destinate al trattamento economico accessorio del personale, il cui ammontare complessivo non può superare il corrispondente importo dell’anno 2010, ridotto in proporzione alle unità cessate dal servizio e la conferma del blocco della crescita delle retribuzioni individuali ai livelli 2010. Una mazzata, questa sul pubblico impiego, dato che in cinque anni si sono persi, in media, seimila euro per mancati aumenti della retribuzione con una conseguente perdita del potere di acquisto degli stipendi stimata intorno al 6%. A tutto questo si deve aggiungere l’impatto negativo che la riduzione dello stipendio avrà sulle future pensioni, sul trattamento di fine rapporto e, soprattutto, il danno di avviare il rinnovo triennale del 2015 partendo da una massa salariale più povera. Bersagliati dalle sforbiciate dell’esecutivo, associati a luoghi comuni un po’ logori, i dipendenti pubblici sono stanchi di essere presi di mira e chiedono al governo di proporre una nuova strategia, aprendo il confronto, puntando questa volta a non umiliare ulteriormente la loro dignità.