In un tribunale blindato gli anarchici Cospito e Gai confessano l’attentato ad Adinolfi: per loro i pm chiedono 12 e 10 anni

30 Ott 2013 11:02 - di Valerio Pugi

Dodici anni per Alfredo Cospito e 10 anni per Nicola Gai: queste le richieste di condanna avanzate dai pm Nicola Piacente e Silvio Franz al termine della requisitoria nel processo con rito abbreviato a Genova a carico dei due anarchici accusati dell’attentato all’ex amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi. I due magistrati hanno ricostruito tutte le fasi dell’attentato al manager, avvenuto il 7 maggio 2012. Ricostruite anche le fasi successive all’attentato che hanno portato poi all’arresto. «È vero che Cospito e Gai oggi hanno confessato – ha detto il pm Piacente – Ma manca la seconda parte della confessione: loro non si dissociano, ma anzi hanno disprezzo per le autorità e le norme». Il giudice per l’udienza preliminare, Annalisa Giacalone, ha letto in aula la confessione dei due anarchici, contenuta nel documento che Cospito ha cercato di leggere all’inizio dell’udienza. Anche Gai ha scritto un documento nel quale si assume la responsabilità dell’attentato: «Siamo stati solo noi e nessun altro», hanno confessato i due anarchici.
La polizia ha presidiato fin dalle prime ore del giorno il Palazzo di Giustizia di Genova. I due membri del Nucleo Olga della Federazione Anarchica Informale-Fronte Rivoluzionario Internazionale, detenuti a Ferrara e accusati di lesioni gravi per finalità di terrorismo, sono arrivati a Genova per il rito abbreviato che si svolge, su richiesta dei legali dei due anarchici, a porte aperte. I due anarchici si sono presentati in aula ma non sono stati messi nella gabbia dei detenuti. All’interno del Palazzo di Giustizia, fuori e dentro l’aula, erano presenti una quarantina di estremisti di sinistra che, all’arrivo dei due, hanno applaudito e scandito lo slogan “Libertà, siamo sempre qua”. Cospito e Gai sono stati subito allontanati dall’aula perché, nonostante il divieto del giudice, hanno voluto leggere un documento di rivendicazione fra le grida dei loro compagni presenti.
Pochi giorni fa, il 27 ottobre scorso, una bomba carta è stata lanciata di notte all’interno del carcere di Ferarra, una sorta di “saluto” secondo gli inquirenti, perché il piccolo ordigno è esploso proprio davanti alle celle della sezione dove si trovavano Gai e Cospito. I due, arrestati da Ros e Digos pochi mesi dopo l’agguato, sono reclusi a Ferrara da qualche mese. Dopo la detenzione nel carcere di Genova Marassi prima e di Alessandria poi ne è stato disposto il trasferimento nella sezione “anarchici” del carcere emiliano. Accusati di attentato con finalità di terrorismo, lesioni aggravate con finalità di terrorismo e porto abusivo d’arma da fuoco, Cospito e Gai hanno sempre rivendicato la loro appartenenza alla galassia internazionale anarchica informale e sui siti dell’ultrasinistra è forte la solidarietà per loro. Il Nucleo Olga, che siglò il documento di rivendicazione dell’attentato a Adinolfi, fu creato subito dopo quell’attentato per protesta contro la detenzione di una leader delle Cellule di Fuoco greche, Olga Ekononomidou, e farebbe parte di una cellula anarchica più ampia che, secondo gli inquirenti, sarebbe responsabile di numerosi attentati in Italia e all’estero.
Contro Adinolfi furono esplosi tre colpi di arma da fuoco, probabilmente una pistola semiautomatica. L’attentato avvenne in via Montello 14, nel quartiere di Marassi, dove abita. Il manager venne avvicinato, mentre usciva di casa, da due persone a bordo di uno scooter con il viso coperto dai caschi, una delle quali fece fuoco colpendolo all’altezza della tibia destra.

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