Il Mose fa i primi passi a Venezia e la sinistra si mette in prima fila e scopre che è importante

12 Ott 2013 20:32 - di Redazione

Ma che strano, la sinistra ha scoperto l’importanza del Mose, fortemente voluto dal governo di centrodestra. Strano perché, dopo le polemiche degli anni scorsi, ora molti esponenti del Pd erano lì, a battere le mani all’incresparsi dell’acqua tra laguna e mare e l’emergere potente della prima paratoia, la numero 7. Il Mose per la salvaguardia di Venezia e della laguna dalle acque alte, ha fatto idealmente il suo primo vagito, dopo anni di dibattiti e di cantiere. Ad assistere all’evento il ministro per le Infrastrutture Maurizio Lupi, e una schiera di un centinaio di altri ospiti, tra i quali il governatore veneto Luca Zaia, il sindaco Giorgio Orsoni, il presidente del Magistrato alle Acque Roberto Daniele. Tre quarti d’ora dopo, accanto alla numero 7, nel tratto della bocca di porto tra il Lido e Tre Porti c’erano in bella fila a “far barriera” altre tre paratoie, dalla 6 alla 4. Sono state alzate una alla volta in tempi cadenzati – «come sperimentazione” ha detto l’ing. Hermes Redi, direttore del Consorzio “Venezia Nuova” – ma se dovesse servire, quando l’intero Mose entrerà in funzione alle tre bocche di porto veneziane, nel 2017, i tempi di innalzamento saranno molto più rapidi.  Se sul piano tecnico è stato solo un passaggio di un lungo cammino ancora in corso, l’appuntamento in laguna ha avuto un grande risalto mediatico – diversi i giornalisti e le reti tv stranieri – e simbolico. Una sorta di punto di non ritorno di un intervento che accanto all’ingegneria “made in Italy” coniuga recupero dell’ambiente e della morfologia lagunare e che costerà alla fine oltre 5 miliardi di euro. I finanziamenti allo stato sono all’87% con l’80% del lavoro fatto, ma Lupi ha sciolto ogni possibile dubbio sul fatto che l’opera è ritenuta prioritaria dallo Stato e che ci saranno i fondi per il suo completamento: «L’obiettivo tassativo è completare il Mose entro il 2016». Il ministro, ricordando la Legge Obiettivo e gli stanziamenti per le infrastrutture, ha rilevato che quella in fase di realizzazione a Venezia «è la dimostrazione che una grande opera può essere messa a disposizione della difesa del territorio, in questo caso di un patrimonio dell’umanità».

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