Anche un finto laureato nello “spoil system” di Marino. Ecco tutte le gaffe del sindaco delle poltrone
Per un dirigente che lascia (o meglio deve lasciare) una consulente che arriva. In Campidoglio non si arresta la raffica di assunzioni elargite dalla giunta Marino, prima voce fra le attività dell’esecutivo. Dell’ultima dà conto il Messaggero di oggi, spiegando che mercoledì è stata varata una delibera per un contratto a tempo determinato a una signora che dovrà svolgere «funzioni di referente per le elaborazioni contabili e di bilancio nell’ambito dell’ufficio di diretta collaborazione» dell’assessore alla Scuola Alessandra Cattoi.
Ora, le parole “delibera”, “contratto”, “bilancio” rappresentano i capisaldi di alcune delle peggiori figuracce di Marino.
La prima, “delibera”, perché perfino la sua maggioranza accusa il sindaco di non produrne, paralizzando l’azione amministrativa. Giusto in questi giorni a puntare l’indice è il presidente dell’aula Giulio Cesare Mirko Coratti, del Pd. D’altra parte i numeri parlano chiaro: dall’inizio del mandato a oggi, la giunta ne ha varate appena 76. E il paragone con la giunta precedente è impietoso: nello stesso arco di tempo la squadra di Alemanno ne produsse 175.
“Bilancio”: la giunta non riesce a gestire la difficile partita della manovra cittadina, lamentando miseria. Ma ormai da tempo circola la voce che dietro questa incapacità vi sia il caro vecchio tema della lottizzazione delle municipalizzate o, per dirla nei termini paludati in cui la dice la sinistra cittadina, la ricerca di un «nuovo modello» per la loro «governance».
Infine, “contratto”. La giunta sui contratti non fa che inciamparci. Intanto ne produce a iosa, tanto che dall’insediamento ha assunto 76 nuovi collaboratori esterni per un costo complessivo di oltre 4 milioni e 600mila euro all’anno. Non pago, poi, il sindaco ha anche deciso di alzare dal 2 al 5% il tetto per le assunzioni dei manager esterni “extra-dotazionali” ovvero quelli per cui si crea un ruolo ad hoc. Ci sono poi da considerare «almeno 15 nomine ai vertici di diverse società partecipate», come riporta sul suo blog Quid est veritas?, Luigi Di Gregorio, che da ex direttore della comunicazione istituzionale del Campidoglio conosce e sa leggere molto bene la macchina amministrativa e le dinamiche politiche della casa comunale.
Di più, Di Gregorio rileva che «almeno 20 assunzioni (stabilite da 18 delibere di giunta)» sono «del tutto illegittime, per aver eluso le procedure pubbliche, la “specialità della casa” dello chef Ignazio Marino…». Si pone, dunque, una questione di trasparenza, forse più preoccupante anche di quella dei costi.
Marino, della trasparenza, insieme al merito, ha fatto una bandiera, ma la frequenza con cui lui e il suo staff vi inciampano fa apparire l’una e l’altro piuttosto come foglie di fico.
Anche qui c’è un esempio di questi giorni: il caso di Andrea Bianchi, capo di dello staff del vicesindaco Luigi Nieri, il dirigente che, si diceva sopra, ha dovuto lasciare. Bianchi si è dovuto dimettere perché aveva millantato una laurea che non aveva e senza la quale non poteva accedere a quel ruolo da 115mila euro all’anno. «La trasparenza – si è fatto scudo Marino – è un principio saldo di questa amministrazione. La sua azione inflessibile (di Nieri, ndr) lo ha guidato verso un risultato positivo per l’amministrazione anche se doloroso sul piano personale».
Sarà, ma a denunciare una scarsa dimestichezza col tema resta sullo sfondo anche un’altra figuraccia: la nomina saltata del colonnello Oreste Liporace a capo dei vigili. Liporace di lauree ne aveva tre, ma non era ufficiale di vertice da un tempo sufficiente a ricoprire l’incarico. E dire che il requisito era richiesto dal bando emanato dallo stesso Campidoglio e ignorato da Marino quando si è affrettato a indicarlo. Costringendo, peraltro, il colonnello e il Campidoglio in una situazione molto imbarazzante.