Nel minestrone del Pd rispunta “prezzemolino” D’Alema: ora non vuole le primarie e neanche il Letta -bis
Nemmeno in questa prima fase concitata di crisi di governo, Il Pd mette da parte distinguo e divisioni congressuali. Ad aprire la nuova polemica interna è Massimo D’Alema, che frena sulle primarie e sul Letta-bis. L’ex presidente del Consiglio non manca di dire la sua sulla tempistiche del congresso democratico e lancia frecciate a Renzi, spina nel fianco del Pd anche in questa fase. Temporeggiare e aspettare le mosse dell’avversario è evidentemente troppo difficile e a prevalere sono i mal di pancia, i nervosismi, i personalismi: «C’è stato un fulmine a ciel sereno», spiega D’Alema rifefendosi alle dimissioni dei parlamentari e dei ministri del Pdl. «Nel partito ci sono diverse personalità che potrebbero essere premier, non solo Letta e Renzi», avverte. Ma poi “gela” le smanie di leadership. Se la situazione precipitasse, e si dovesse tornare al voto «tra fine febbraio e primi di marzo», il Pd sarebbe costretto a velocizzare le primarie per la scelta del premier fissandole a dicembre. E dunque tagliando la consultazione sul segretario e puntando anzitutto a individuare una sua candidatura. Morale: «Temo che a dicembre si dovrebbero fare le primarie solo per il premier». Non sembra troppo convinto neanche di un Letta-bis. Per puntare a un governo Letta bis – è il suo ragionamento – occorrerebbero «fatti politici rilevanti sotto il profilo della qualità politica e dei numeri» perché «con un pugno di dissidenti non si governa il Paese». D’Alema ha spiegato che «se una parte rilevante del Pdl dovesse staccarsi e fare una scelta europea, questo dovrebbe essere considerato, perché potrebbe rappresentare uno scenario politico nuovo». Altrimenti, sembra suggerire, meglio il voto. Dunque, nella prima ipotesi, «se matura uno scenario politico nuovo, che possa far pensare anche a un rilancio politico di un governo che ha anche bisogno di una messa a punto programmatica, allora benissimo, allora un Letta bis avrebbe una missione chiara: va fatta la legge stabilità, la nuova legge elettorale e dopo di che si va al voto». A chi gli chiede se auspichi un voto subito replica: «Non sono un fan del voto anticipato ma a volte è una via d’uscita democratica a una situazione che rischia di diventare molto ingarbugliata». Ingarbugliata ache e soprattutto nel suo partito.