Bologna, dalla lotta di classe alla lotta di classi: maxi-rissa tra studenti “ricchi” e “poveri”

14 Set 2013 17:33 - di

Avranno ragione coloro che sostengono che i social network possono essere dannosi, soprattutto per i giovanissimi? In questo caso pare proprio di sì: prima gli insulti e le provocazioni sul social network Ask, quindi l’appuntamento in strada nel parco pubblico più frequentato a ridosso del centro di Bologna, i Giardini Margherita, dove venerdì sera si sono radunate circa 250 persone, ragazzi tra i 14 e i 18 anni. Mentre erano alcune decine quelli che hanno partecipato attivamente alla maxi-rissa che si è creata, fronteggiandosi in due fazioni. Due gruppi che probabilmente si riassumono nelle categorie di censo, nate sul web, di “Bolobene” e “Bolofeccia”, dove “Bolo” sta per Bologna. Da una parte, in sostanza, i liceali del centro, dall’altra giovani che frequentano istituti tecnici della periferia, tra cui anche stranieri. I carabinieri sono arrivati rapidamente, avvisati da diversi passanti spaventati da quello che stava succedendo. Al loro arrivo la maggior parte dei giovani è fuggita, mentre sono una decina quelli identificati. Non risultano esserci stati feriti in modo grave, ma alcuni contusi con dei lividi. La Procura ha aperto un’inchiesta contro ignoti per rissa aggravata e istigazione a delinquere, intendendo il web come la piazza, benché virtuale, dove il reato è stato in qualche maniera sollecitato. «Noi facciamo indagini e non esprimiamo giudizi psico-sociologici», ha premesso il procuratore aggiunto e portavoce della Procura di Bologna, Valter Giovannini con chi gli ha chiesto una valutazione sulla maxi-rissa tra adolescenti. Giovannini ha definito comunque l’episodio «demenziale, ma molto triste. Da non sottovalutare assolutamente. Le istituzioni – ha proseguito – non possono essere dappertutto e quindi i genitori facciano in fretta la loro parte. Chi ieri sera ha visto rientrare il proprio figlio con delle tumefazioni, oggi forse potrà approfondire l’argomento». «E non richiamiamo – ha detto ancora – rievocazioni letterarie quali I ragazzi della via Paal: in quel caso si sfidavano ragazzi di un quartiere popolare di Budapest per difendere il territorio, ed erano dinamiche ordinarie. Qui, invece, si innesta una contrapposizione di censo non supportata neppure lontanamente da contrapposizioni ideologiche». Emerge, ha notato ancora, «una mancanza di consapevolezza complessiva: da una parte del proprio benessere, dall’altra, ammesso che si tratti di soggetti emarginati, la consapevolezza che aderendo a simili giochi ci si emargina ancora di più».

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