Nuovi sbarchi a Siracusa: il duo Kyenge-Boldrini moltiplica i barconi della disperazione

23 Ago 2013 16:17 - di Redazione

Continuano ad approdare sulle coste italiane ondate di disperati alle ricerca di una terra promessa che non c’è. Il combinato disposto Kyenge-Boldrini continua a produrre barconi della disperazione, che spesso finiscono in tragedia, situazioni limite. Un altro barcone con 125 profughi, tra cui 20 donne e 25 minori, che hanno detto di essere siriani, è stato soccorso al largo delle coste siracusane da un pattugliatore del comando aeronavale della Guardia di Finanza. L’imbarcazione, un vecchio scafo in legno di 15 metri, è stata intercettata a circa 4 miglia dalla località balneare di Ognina. Al timone c’era un uomo che ha eseguito alcune manovre nel tentativo di impedire l’abbordaggio del pattugliatore “Puleo”, che poi è riuscito ad accostare nonostante le cattuve condizioni del mare. Alcuni militari sono saliti a bordo del barcone e si sono messi ai comandi, per condurlo nel porto di Siracusa dove poi è attraccato. Erano trascorsi solo due giorni dall’ultimo sbarco sulle coste siciliane, anche a causa delle avverse condizioni meteo. I profughi sono stati soccorsi e rifocillati. L’Italia sta pagando il prezzo più alto della delicata questione dell’immigrazione e degli sbarchi lungo le coste. Una piaga, un’emergenza che deve e dovrà essere affrontata diversamente, con ogni attore europeo disponibile a fare la propria parte. Persino la Kyenge ha dovuto ammetterlo non più tardi di quattro giorni fa, nell’mminenza di probabili nuovi arrivi dalla polveriera egiziana: «L’Europa deve cambiare ruolo. Nell’ultimo anno – aveva spiegato – sono arrivati in Italia 24mila migranti, un terzo dei quali solo negli ultimi quaranta giorni. Occorre dare attuazione alla direttiva europea del 2011 che stabilisce che quando ci sono emergenze umanitarie è l’Ue e non i singoli Stati a ricevere i profughi». Un concetto ribadito ancora una volta dal governatore del Veneto, Luca Zaia: «All’Europa deve essere tolto il premio nobel della pace, perché è scandalosamente colpevole di quanto accade con gli sbarchi nel nostro Paese. Noi – prosegue – abbiamo una gestione difficile dell’immigrazione perché siamo lasciati soli dall’Europa. Non si può dare il premio Nobel all’Europa che accetta la chiusura delle frontiere da parte della Francia. Diamolo, questo premio, ai lampedusani», ha concluso Zaia. Il governatore del Piemonte Roberto Cota non esita, però a mettere sotto accusa la malintesa politica di accoglienza che non può che produrre criticità. Oltre «all’immigrazione facile e alla cittadinanza facile» il ministro Cecile Kyenge sbaglia a «voler portare avanti una società multiculturale. Questo vorrebbe dire mettere in discussione la nostra cultura, usi, costumi, tradizioni e più in generale un sistema di valori. Oltre ad essere inaccettabile, questa impostazione – conclude Cota – è proprio contraria rispetto al concetto di integrazione che può passare soltanto attraverso l’accettazione del nostro sistema di regole».

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