Mps, è lite “in famiglia”. Gasparri: «L’assalto del Pd prosegue indisturbato»
Mps ancora nella bufera. Martedì 27 agosto la fondazione Mps si riunirà per la terza volta in pochi giorni per eleggere il nuovo presidente. L’ultima riunione risale a martedì scorso quando Gabriello Mancini, presidente uscente, aveva riunito la nuova deputazione generale. All’ordine del giorno la nomina del suo successore e quella della deputazione amministratrice. Ma ancora una volta c’è stata “fumata nera”. Nonostante i proclami proprio le divisioni interne al Pd hanno impedito la scelta del presidente e dei consiglieri che dovranno amministrare l’ente. E, forse, fare scelte “impopolari”, ossia scendere il capitale di Mps, secondo qualche analista e lo stesso presidente del Monte Alessandro Profumo, fino al 10%. Una situazione paradossale stigmatizzata da Maurizio Gasparri: «Lo dissero ai tempi gloriosi della Bnl, quando proclamarono “abbiamo una banca”. Ora l’assalto continua indisturbato. Dopo il devastante scandalo Monte dei Paschi, le cui drammatiche conseguenze economiche per l’Italia non sono state ancora valutate, il Pd continua indisturbato a trafficare con le banche. A Siena è in corso la solita rissa tra correnti Pd per il controllo della Fondazione Mps». Per il vicepresidente del Senato si tratta di «uno spettacolo sconcio che conferma la cupidigia di quel partito. Perché la Banca d’Italia tace? Perché rinnova la tradizione della precedente responsabile della vigilanza che, novella Alice, nulla vide dei traffici del Mps? E un piccolo “monito” non sarebbe bene che venisse dal suo ex collega ora ministro dell’Economia, o, perché no?, da istituzioni ancora più alte? Ci sono in gioco interessi di tanti italiani _ conclude Gasparri – già danneggiati dai riti dei lottizzatori rossi».