Grillo risveglia il Pd dal sogno di una notte di mezza estate: «Mai un governo con loro»
I Civati, gli Epifani, i Cuperlo e tutti coloro che ancora pensano di liberarsi del Pdl per provare a formare un governo con i Cinque Stelle hanno ricevuto anche oggi la razione di acqua gelata da Beppe Grillo. Una secchiata in faccia, per risvegliare quelli che pensano di fare i “pontieri” con il Movimento e che puntualmente finiscono nella spirale delle invettive grilline.«Pdl e pdmenoelle pari sono. Non c’è alcuna possibilità per me di allearmi né con uno, né con l’altro, né di votargli la fiducia. Hanno la stessa identica responsabilità verso lo sfascio economico, sociale e morale del nostro Paese», scrive oggi l’ex comico sul suo blog, che rispedisce al mittente “le pressioni per un’alleanza del M5S con il pdmenoelle”. «Qualche pennivendolo si aggira nei bar della Sardegna, in alcuni dove non sono neppure mai stato, per attribuirmi aperture al pdmenoelle. Siamo arrivati al giornalismo da bar – scrive Beppe Grillo sul suo blog – Le pressioni per un’alleanza del M5S con il pdmenoelle con articoli inventati di sana pianta durano dal giorno dopo le elezioni politiche. Vi prego di smetterla. Mai con il pdl, mai con il pdmenoelle», ribadisce il leader del M5S, chiudendo all’ipotesi di una maggioranza alternativa di governo, formata dal Pd con i 5 Stelle.
Nelle stesse ore, però, il Movimento Cinque Stelle getta l’amo al Pd sulla legge elettorale. «Il Pd ha il nostro appoggio su una nuova legge elettorale che dia di nuovo forza al Parlamento, facendone il centro legislativo del Paese come prevede la Costituzione», dice Roberto Fico, presidente della commissione di Vigilanza Rai. «Faremo di tutto affinché venga fatta, è nel nostro programma elettorale», ha aggiunto l’esponente M5S, sottolineando che il Movimento sarebbe “pronto a governare con chi fosse disposto a votare subito cinque punti fondamentali: il premio di cittadinanza, i finanziamenti e gli aiuti alle piccole e medie imprese, il conflitto di interessi, la legge elettorale e l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti”.