Dal sondaggio Swg un Cavaliere “troppo vivo” per i gusti del Pd

30 Ago 2013 17:33 - di Mario Landolfi

Dice la Swg che il Pdl vola nei sondaggi. Il partito di Berlusconi recupera oltre sei punti rispetto al 21,9 ottenuto nel febbraio scorso arrivando a sfiorare il 28 per cento. Per l’istituto demoscopico triestino – che ha effettuato la rilevazione in esclusiva per la trasmissione Agorà – se si votasse oggi il Pd, che cede un punto e mezzo, verrebbe sconfitto nonostante il buon recupero di Sel. In caduta libera il M5S, che lascia per strada ben cinque punti. Flettono anche Scelta Civica, Udc e Fratelli d’Italia. Buone notizie invece per Matteo Renzi, il cui peso come leader del Pd è stimato in un lusinghiero 5 per cento circa. A dispetto dei cultori della purezza identitaria, è la conferma che solo la guida del “Rottamatore” può garantire al centrosinistra qualche ambizione di successo. L’analisi della Swg è stata effettuata prima dell’abolizione dell’Imu sulla prima casa e prima del deposito delle motivazioni da parte della Cassazione della condanna di Berlusconi. Questioni diverse ma destinate a galvanizzare l’elettorato del Pdl sia perché ne rafforza la certezza che la presenza del partito nel governo pesa ed incide sia perché ne accentua il trasporto emotivo verso il leader. È quindi probabile che il dato del partito risulti già sottostimato. Comunque sia, qualche riflessione il sondaggio la stimola.
Prima considerazione: il Pdl avanza in quanto tale nei sondaggi e quindi non è vero che simbolo e nome vanno sostituiti perché non in grado di attirare. È la conferma che il ritorno a Forza Italia non ha motivazioni di appeal elettorale ma solo di esigenze di potere interno che lo Statuto del partito attuale non può assecondare.
Seconda osservazione: il governo Letta conviene più al Pdl che al Pd. Non è dato sapere se tale circostanza finirà per nuocere al premier. Non è lui, tuttavia, ad essere debole bensì il suo partito. Il malpancismo con cui molti suoi dirigenti di primo piano hanno commentato l’abolizione dell’Imu è a dir poco indicativo. Il maggior partito della sinistra non riesce a capitalizzare politicamente misure giuste approvate anche con l’apporto dei suoi stessi ministri e nonostante esprima il presidente del Consiglio. Si tratta di una vera debolezza politica che travalica la pur acclarata incapacità di comunicare oltre il recinto dei propri elettori. È l’effetto indotto di vent’anni di politica condotta esclusivamente contra personam. Al di fuori di ciò non v’è altro che balbettìo, indecisionismo, e improvvisazione.
Terza considerazione: Renzi è ancora premiato dai sondaggi perché nell’ultimo mese ha più taciuto che parlato. Dovesse accentuare il recente ancorché comprensibile sbilanciamento a sinistra, finirebbe anch’egli risucchiato dalle sabbie mobile dell’ossessione antiberlusconiana e quindi per perdere lo slancio innovatore che fin qui gli ha conquistato non poche simpatie tra gli elettori del centrodestra. Rischia l’abbraccio fatale della sponsorizzazione di Scalfari, notoriamente bravo a profetizzare molto meno ad azzeccarci.
Quarta ed ultima considerazione: il Cavaliere è vivo e vegeto. Ma la sua vitalità è un’arma a doppio taglio dal momento che difficilmente un Pd sfibrato dalle proprie debolezze e dalle proprie divisioni potrà resistere alla tentazione di disfarsi dell’Eterno Nemico con un semplice voto parlamentare che ne sancirebbe l’interdizione politica. Certo, resta la strada del ricorso davanti alla Consulta perché valuti la costituzionalità di alcune norme contenute nella legge Severino in materia di irretroattività della legge penale e di decadenza dal mandato parlamentare. Non risolverebbe il problema, ma servirebbe almeno a respirare. Violante lo ha esplicitamente caldeggiato e Napolitano ha implicitamente approvato. Basterà?

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