L’Egitto sull’orlo della guerra civile: il bilancio è di 30 morti. Prete cristiano ucciso nel Sinai
Un sacerdote cristiano copto è stato ucciso a colpi di arma da fuoco nella provincia egiziana del Sinai, nella città di El Arish. Il religioso è stato colpito da uomini in moto mentre si trovava in macchina davanti alla sua chiesa a el Massaid, nei pressi di al Arish. Il sacerdote è l’ultima vittima delle violenze scoppiate dopo la deposizione di Morsi. La situazione in Egitto resta ad alta tensione. Il partito dei Fratelli musulmani Giustizia e libertà respinge l’offerta di dialogo lanciata dal presidente ad interim Adly Mansour. «Il partito non parteciperà ad alcun dialogo con Mansour. Il partito non riconosce il golpe militare e il presidente Morsi è il legittimo presidente dell’Egitto». La situazione in Egitto sta destando preoccupazione crescente nella comunità internazionale. Così ha affermato il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon: «L’Egitto sta attraversando un momento critico, e l’imperativo per tutte le parti è di lavorare insieme per ripristinare l’ordine costituzionale e la governance democratica». Grande è anche l’apprensione del governo italiano per la possibile degenerazione del clima nel Paese nordafricano. Il premier Letta e il ministro Bonino hanno avuto un incontro a Palazzo Chigi al termine del quale hanno espresso «grande preoccupazione». Da parte italiana «si auspicano l’immediata fine di ogni violenza e l’avvio di una transizione rapida e inclusiva»
Particolarmente pesante è il il bilancio delle violenze di venerdì, salito a trenta morti e a oltre mille feriti. La città che ha registrato il bilancio più grave è quella di Alessandria, dove 14 persone sono morte e altre 200 sono rimaste ferite in scontri fra manifestanti pro e anti-Morsi. Al Cairo le violenze sono continuate anche durante la notte. I manifestanti rimangono accampati in diversi quartieri della capitale egiziana, che si è svegliata in un clima di tensione. Ovunque per le strade segni della battaglia notturna: pietre, copertoni bruciati, barricate, con manifesti pro o contro Morsi.