Le famiglie sono in un mare di guai, qualcuno lo spieghi a Fassina, Rosy Bindi & C.

6 Lug 2013 19:24 - di Francesco Signoretta

L’Italia che non c’è più. È quella della chiusura per ferie estive, delle lunghe file in autostrada sotto il sole, dei benzinai rimanevano senza carburante e dei generi alimentari che andavano a ruba al supermercato per evitare di rimaner sprovvisti nella settimana di Ferragosto. È stata spazzata via dalla crisi economica, nelle tasche ci sono pochi soldi. Quest’anno, per la prima volta da molto tempo, il Centro di coordinamento del Viminale non prevede giornate da “bollino nero”: sono finite le vacanze lunghe e il mordi è fuggi si sente durante i fine settimana. A luglio rinunciano a partire almeno 2 milioni di italiani rispetto allo scorso anno. Il che – tenuto conto che solo un terzo dei vacanzieri sceglie questo mese – porta a prevedere che ad agosto il numero si ridurrà di ulteriori 4 milioni. Complessivamente, insomma 6 milioni di persone che non faranno una vacanza fuori casa. È evidente che, avanti di questo passo, la luce in fondo al tunnel finirà per vederla solo il ministro Saccomanni. E i provvedimenti del governo in materia di lavoro finiranno per rivelarsi semplici palliativi. A meno che non si capisca una volta per tutte che bisogna liberare risorse per incentivare la circolazione del denaro, aumentare i consumi, spingere gli investimenti e creare occupazione. La Ue ha messo sul tavolo 1,5 miliardi, un’altra spinta può arrivare dall’abolizione dell’Imu sulla prima casa e dal no all’aumento dell’Iva: se le famiglie pagano meno imposte hanno maggiori disponibilità economiche. Il Pd, però, sembra non capirlo. Sull’Imu il sottosegretario Stefano Fassina insiste nel delineare improbabili pateracchi, mentre  nessuna risposta viene data a Renato Brunetta, presidente dei deputati del Pdl, che propone di accelerare il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione alle imprese, almeno per quella parte (40 miliardi) che risulta già finanziata. Anche così l’economia verrebbe aiutata a riprendersi e il gettito fiscale aumenterebbe, restituendo con gli interessi i balzelli abbonati agli italiani. È la famosa “scossa” di cui ha più volte parlato Silvio Berlusconi. Una scossa di cui non si può più fare a meno. Crisi e credit crunch stanno ammazzando le imprese e gli esercizi commerciali, che chiudono uno dopo l’altro, mentre le famiglie sono alla canna del gas. Secondo la Cgia di Mestre, dal 2007 al 31 dicembre 2012, l’indebitamento di queste ultime è cresciuto di 134 miliardi di euro, pari a un aumento percentuale del 36,5% (negli stessi anni l’inflazione si è fermata all’11,2%) che corrisponde a oltre un terzo del totale, pari a 501,58 miliardi. Con questo fardello sulle spalle  è quasi impossibile programmare alcunché in termini di spese. E, infatti, i consumi sono crollati del 4,3% solo nel 2012 e quest’anno lo scenario non è destinato a cambiare: ad agosto non si va in ferie ma questo non basta a eliminare i problemi. Nemmeno i saldi sono partiti col piede giusto. Di tasse si muore: qualcuno dovrebbe spiegarlo a Fassina e a Zanonato che, ogni volta che sente parlare di blocco dell’aumento dell’Iva, si affretta a intervenire per escluderlo

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