La crisi fa l’italiano ladro: uno studio di Bankitalia trova il nesso tra “furtarelli” e recessione

13 Lug 2013 17:25 - di Redazione

Più furti, causa crisi. La recessione ha avuto infatti un impatto significativo su alcune tipologie specifiche di attività criminose, quali i reati che non richiedono particolari abilità criminali, come i furti. Le stime, in particolare, indicano che una riduzione dell’attività economica del dieci per cento a livello locale causerebbe un aumento dei furti pari a circa il 6 per cento. È quanto emerge da uno studio di due economisti della Banca d’Italia che esamina gli effetti dei due primi anni della crisi (2008-2009) nel nostro Paese. Il lavoro,  firmato da Guido de Blasio e Carlo Menon, pubblicato nella sezione “Temi di discussione”, evidenzia l’«impatto significativo» della crisi sulle tipologie di reato che non richiedono specifiche abilità, come appunto i furti, suggerendo come una certa quantità di azioni criminali “improvvisate” possano essere dettate direttamente dalle difficoltà economiche dei singoli. Forte impatto anche sulle estorsioni, anche se bisogna soppesare il fatto che ce ne sono solo 4 ogni 1.000 furti. Di converso, si rileva un impatto “negativo” su altre categorie «in cui appaiono necessarie maggiori competenze criminali», quali le rapine. E ancora, non risulta nessuna relazione fra la crisi ed i reati a carattere non strettamente economico, come stupri, omicidi o altri crimini violenti. La ricerca contiene anche molte altre indicazioni. Gli effetti della crisi sono più evidenti sull’aumento dei furti nelle zone nelle quali la forza lavoro è più giovane o dove c’è una prevalenza di piccole imprese. Diminuisce invece dove è più forte la criminalità organizzata.

In Campania, Calabria, Puglia e Sicilia il legame fra la riduzione dell’attività economica e l’intensificarsi dei reati ha un’evidenza ancora minore, ad indicare come il “monopolio” del crimine detenuto dalle organizzazioni mafiose renda molto più difficile “improvvisare” un’azione illegale, rispetto alle zone dove invece «il controllo del territorio è meno capillare». Gli economisti tirano anche delle conclusioni. Ovviamente economiche. Nell’affrontare i nodi della crisi – segnalano – bisognerà allungare la lista dei problemi sociali da affrontare e mettere in conto anche i costi sociali e collettivi che derivano sull’economia locale anche dalla crescita del numero dei reati.

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