Continua il saccheggio dei marchi italiani. Anche l’Inter sta per finire in mani indonesiane…
Il nome è internazionale, la storia no, italiana, italianissima. Perfino quando ha vinto la Champion’s con dieci stranieri in campo e uno in panchina, Mourinho, i media hanno celebrato la vittoria del “made in Italy” calcistico firmato Inter, della famiglia Moratti, potente dinastia di petrolieri che aveva stupito il mondo con un modello societario vincente. Per non parlare delle vittorie di Moratti senior, di Fraizzoli, di Mazzola, Facchetti, Materazzi, la storia del calcio italiano che detta legge all’estero. E che ora rischia di finire oltreconfine, come i gianduiotti della Pernigotti, come Loro Piana, come tante aziende italiane preda di finanzieri stranieri pronti a saccheggiare le griffe di casa nostra approfittando della crisi. In questo caso, poi, c’è di mezzo un indonesiano, Erick Thohir, un magnate che ha avviato una trattativa con Massimo Moratti sulla base di circa trecento milioni che Thohir dovrebbe sborsare per l’acquisizione del 75% della società nerazzurra. L’indonesiano dovrebbe accollarsi la sua parte di debiti che la gestione Inter ha fatto lievitare a 300 milioni, mentre il rosso a bilancio dell’ultimo esercizio (circa 80 milioni) non sarà di competenza del futuro proprietario dei nerazzurri.
Tristezza? Malinconia? Sì, ma anche delusione per l’incapacità di difendere il nostro patrimonio di firme, che negli anni s’è disperso nel mondo. Da Algida a Bertolli, dalle marmellate Santa Rosa ai marchi Galbani e Invernizzi, Buitoni, Sanpellegrino, Perugina, Motta, l’Antica Gelateria del Corso e la Valle degli Orti, alla Peroni, finita nelle mani dei sudafricani. Proprio come la maglietta neroazzurra, destinata all’indonesiano.