Italia-Spagna, sfida alla crisi dagli “under 21”. C’è futuro, almeno nel calcio…

17 Giu 2013 20:42 - di Antonio Pannullo

«Il Maracanà rinasce all’italiana», ha titolato oggi O Globo, il quotidiano brasiliano, commentando la vittoria degli azzurri contro la selezione messicana. Domani sera, inoltre, gli azzurrini di Mangia affronteranno le favorite Furie rosse nella finale europea che si svolge in Israele. Italia e Spagna, due delle nazioni più colpite dalla crisi economica internazionale che in qualche modo si riscattano attraverso lo sport, segnatamente il calcio, proprio come ha fatto ieri un altro giovane italiano, Mario Balotelli, che ha letteralmente fatto impazzire il santuario del calcio mondiale con le sue gesta. I tifosi brasiliano sono letteralmente impazziti per Supermario, e lo stesso gli italiani. Significa che la speranza c’è, che lo sport è per i giovani in questo momento l’unica possibilità di emergere e di riscattarsi da una realtà oggettivamente avvilente. Per la nostra Under 21, poi, la situazione è ancora più incoraggiante: questi giovanissimi hanno il mano il futuro, sia il loro sia in qualche modo quello dello sport italiano, perché con il loro esempio dimostrano che emergere si può, basta volerlo, avere certi numero e naturalmente anche un po’ di fortuna. Prendiamo il caso del fantasista del Napoli, Lorenzo Insigne, che martedì sera proverà a strappare agli spagnoli il titolo europeo della categoria. Napoletano, 22 anni appena compiuti, è certo un talento naturale ma ha anche dimostrato di voler e saper imparare. In una recente intervista ha dichiarato di essere a volte un po’ troppo nervoso, e di voler correggere questo suo difetto. Sposato con un figlio, Insigne oltre a essere il trascinatore degli azzurrini ha già giocato nella nazionale A ed è diventato l’idolo del San Paolo, proprio per il suo essere giovane, creativo, modesto e – per quanto glielo consentano i suoi 22 anni – maturo. Spagna e Italia nel palcoscenico europeo dello sport, e dello sport praticato dai giovanissimi. Chissà che la risalita dalla crisi, che non è più solo economica ma anche sociale ed emotiva, non passi anche dallo stadio di Gerusalemme…

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