Quelli che… viva i campi nomadi: rispuntano i buonisti della sinistra contro Alemanno

15 Mag 2013 20:26 - di Sandro Forte

In sospetta coincidenza, dato l’approssimarsi del voto a Roma, due associazioni hanno puntato l’indice contro l’amministrazione capitolina per la gestione dei campi nomadi. Una ricerca del Centro europeo per i diritti dei rom (Errc) su tre insediamenti denuncia difficoltà di accesso alle scuole e ai servizi sanitari, tasso di disoccupazione record (in alcuni casi fino a oltre il 90%), diritto all’abitazione popolare pressoché negato. Contemporaneamente l’associazione “21 Aprile” ha effettuato un blitz a sorpresa, assieme al garante nazionale dei diritti per l’infanzia e l’adolescenza, Vincenzo Spadafora, nei campi di via di Salone e di via della Cesarina, riscontrando una vita al limite, fatta di “diritti negati” a causa di bagni inaccessibili, assenza di luce e acqua potabile, fognature al collasso e container fatiscenti. «Queste associazioni evidentemente non ricordano come erano le condizioni dei nomadi a Roma cinque anni fa quando noi ci siamo insediati in Campidoglio – ribatte il vicesindaco del Pdl Sveva Belviso – Però glielo ricordo io: non c’erano fogne, né luce né acqua. I bambini giocavano con i topi e ovviamente portavano ogni tipo di infezione a scuola. Questa era la situazione. Noi abbiamo chiuso dieci di questi campi abusivi completamente fuorilegge e abbiamo trasferito chi vi abitava in ambienti idonei con condizioni igieniche decorose. Per quanto riguarda il lavoro, è vero che molti non lo hanno ma spesso per loro scelta perché preferiscono arrangiarsi. E comunque non si può generalizzare: le tribù dei sinti, ad esempio, non hanno problemi economici: lavorano e vogliono vivere nelle roulotte». Secondo Dario Rossin, di Fratelli d’Italia, i campi nomadi abusivi e illegali, «spesso caratterizzati da degrado sociale e sanitario, privi di ogni regola che ne disciplini la nascita e l’organizzazione, costituiscono una minaccia per il decoro urbano e per la sicurezza dei cittadini romani. Per questo motivo dal 2008 a oggi abbiamo presentato numerose proposte di deliberazione e iniziative politiche, con l’obiettivo di favorire il riordino, il controllo, la vigilanza e il censimento della popolazione nomade che abita le aree preposte».

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