Mutua per le “onorevoli” coppie gay: così il Pd vara la prima legge “ad Scalfarottum”. Ma non vale per i comuni mortali

15 Mag 2013 10:28 - di Gloria Sabatini

Da oggi scopriamo che i gay non sono tutti uguali. La differenza però non è quella che può balzare agli occhi tra quelli più appariscenti che sfilano si carri con le tette finte e quelli più riservati che vivono “in proprio” i loro sentimenti. Da oggi sono diversi per “rango”. L’ufficio di presidenza della Camera ha scodellato una norma che estende l’assistenza sanitaria integrativa dei deputati  ai conviventi dello stesso sesso. Insomma i parlamentari possono farsi rimborsare le spese mediche, i comuni cittadini no. Si  dirà che si tratta di un’assistestenza privata il cui fondo viene alimentato dai parlamentari ma a tutt’oggi questa possibilità è negata a chi non siede nel Palazzo. Titoloni sui quotidiani, Libero sceglie l’effetto choc in prima pagina scrivendo La mutua gay della casta. Il regolamento (si potrebbe rinominare “legge ad Scalfarottum”, dal nome del richiedente, che ha chiesto si estendere la copertura al suo compagno Federico) è passato con il sì entusiasta del Pd, quello più in sordina del Pdl, il no della Lega e l’astensione dei Cinquestelle, Lista Civica e Fratelli d’Italia. Un mesetto fa il parlamentare Pd Ivan Scalfarotto aveva puntato l’indice contro la sperequazione del trattamento sanitario da omosessuali ed etero, ma sempre nell’ambito dei soli deputati. Franco Grillini chiede di più. Che il diritto venga esteso a tutti? Quando mai, si sgola per chiedere che ora «il Senato si adegui».

«Un altro spazio di privilegio», dicono con incontestabile buon senso i lumbàrd. Hanno voglia i democrat a spiegare che è un primo passo in avanti verso l’assistenza per tutti. Per i pidiellini, invece, non è una decisione «storica» né l’anticamera per il riconoscimento delle unioni gay. Paola Concia sposta l’attenzione sulla politica per sostenere l’illuminata decisione dell’ufficio di presidenza a maggioranza progressista «diverso da quello della scorsa legislatura che invece era a maggioranza conservatrice». L’ex parlamentare del Pd è contenta «perché la mia battaglia non è stata inutile». Adesso – aggiunge bontà sua – si aspetta che questo Parlamento stabilisca il principio di uguaglianza per le coppie omosessuali anche fuori dal Parlamento. «Ho votato contro – puntualizza Edmondo Cirielli di Fratelli d’Italia – mi sembra improprio che ci si occupi di un tema come questo in un Ufficio di presidenza che non è il cda di un’azienda ma l’organo di rappresentanza della Camera che da vent’anni dibatte sull’argomento». Forse il tema più generale dei diritti valeva qualche dibattito parlamentare. Ma si è evitato perché – c’è da giurarsi – la maggioranza che sostiene con “grande senso di responsabilità” il governo Letta si sarebbe divisa e scannata. Come sempre.

 

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