Kabul, lotta fra la vita e la morte la funzionaria italiana ferita dai talebani

25 Mag 2013 12:01 - di Redazione

È di quattro morti e quattordici feriti il bilancio finale dell’attacco del commando di talebani venerdì nel quartiere di Shar-e-Naw a Kabul in Afghanistan. In un comunicato la polizia precisa che «quattro persone (un agente, due guardie di sicurezza e un bambino di sei anni) sono morte e altre quattordici, fra cui cinque stranieri, sono rimaste ferite». Fra queste vi è l’italiana Barbara De Anna, gravemente ustionata. A questo bilancio vanno aggiunti gli almeno cinque terroristi talebani morti durante l’operazione. Il primo di questi, un kamikaze, si è fatto esplodere con il suo veicolo, mentre gli altri sono stati via via uccisi dalle forze di sicurezza afghane negli scontri, durati nel centro di Kabul oltre sette ore. Nella sua rivendicazione il portavoce dell’Emirato islamico dell’Afghanistan, Zabihullah Mujahid, non ha precisato di quanti membri fosse composto il commando. Barbara De Anna lavora come funzionaria nell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim): ha riportato ustioni di secondo grado sul 90% del corpo e le sue condizioni restano gravi. Si trova nell’ospedale militare di Baghram in attesa di poter essere trasferita all’ospedale americano di Ramstein in Germania. In Afghanistan era arrivata nell’ottobre 2010, a Herat, dove si concentra il contingente italiano, a testimonianza del suo impegno sul fronte della cooperazione, sempre in prima linea da circa dieci anni. Laureatasi a Firenze in Relazioni internazionali nel 2001, la De Anna ha poi conseguito una specializzazione all’università di New York nel 2008. In mezzo, diversi incarichi operativi: due anni in Honduras con l’Undp (United Nations Development programme), poi in Liberia e Timor Est tra il 2006 e 2007, proprio al culmine della guerra civile che flagellò il Paese asiatico dopo l’indipendenza. Quindi un incarico per l’Unchr in Giordania, prima di essere assunta nel 2010 dall’Oim – la principale organizzazione intergovernativa in ambito migratorio – e subito trasferita in Afghanistan, prima ad Herat e poi a Kabul, dove da venerdì lotta tra la vita e la morte.

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