Nuova bordata di Renzi contro Bersani: «Vede fantasmi dappertutto». Ma il vero spettro è quello della scissione

4 Apr 2013 20:56 - di Redazione

La bordata di Matteo Renzi contro il segretario Bersani ha fatto emergere il sommovimento delle correnti del Pd iniziato all’indomani dei risultati elettorali. Dal Quirinale Giorgio Napolitano gli ha risposto con un gelido: «Non stiamo perdendo tempo». Il segretario Pd lo teme più del fuoco amico. Matteo Renzi al Tg1 risponde ai compagni di partito prima ancora che agli avversari: «Vedono fantasmi anche dove non ci sono», risponde il sindaco di Firenze alla giornalista del Tg1 che gli ha ricordato come le sue parole «abbiano suscitato irritazione fra Bersani e i suoi, che – ha detto la giornalista – l’accusano di aver la stessa ricetta di Berlusconi» per la soluzione dello stallo politico. Secondo Renzi, la gente per la strada chiede ai politici: «Fate qualcosa, decidete cosa fare, se non vi trovate d’accordo si va votare sennò vi trovate d’accordo e fate il governo. Non state lì a traccheggiare». Non è abbastanza anti-berlusconiano, l’accusa più pesante che gli rivolge la sua sinistra: «Berlusconi è l’ossessione di vent’anni del centrosinistra, è uno che fa molto bene la campagna elettorale e molto male il Governo: ma non voglio vivere nell’angoscia di mandarlo in galera, voglio mandarlo in pensione». Parole ben più pesanti nei confronti del nuovo avversario, il leader del Movimento 5 Stelle: «Grillo va combattuto non alimentando il suo mito come l’eroe mascherato: bisogna fare le cose, dimezzare i costi della politica, investire nella rivoluzione digitale, e vedrete che Grillo si sgonfia». Cosa aspettarsi dunque? «Spero che almeno la riforma elettorale si possa fare».  Per Renzi, la legge migliore è quella in vigore per i sindaci, grazie alla quale «non si fanno inciuci di palazzo».

La presa di posizione del sindaco di Firenze è anche l’annuncio di una tregua finita. I gruppi parlamentari riflettono questa nuova realtà con i “renziani” che ammontano a circa 50 parlamentari, compresi i liberal di Gentiloni (Roberto Giachetti, Ermete Realacci, Andrea Marcucci). Finora Bersani ha goduto dell’appoggio delle correnti che lo hanno sostenuto alle primarie, ma dopo il fallimento del suo tentativo di formare il governo e la sua conferma di puntare a un reincarico con il nuovo presidente della Repubblica, Franceschini e Letta gli hanno esposto i rischi di una scissione nel partito. Infatti la volontà di Bersani di ricevere l’incarico viene interpretata come l’intenzione di essere nuovamente il candidato premier in eventuali nuove elezioni a breve. Obiettivo a cui punta anche Renzi. Il rischio è una spaccatura tra ex Ds ed ex Margherita. Con la conseguente deflagrazione del Pd.

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