Monti offeso con tutti si ritira: addio Scelta civica, non farò il capopartito
Mario Monti dopo l’esperienza di governo resterà senatore a vita e sarà ‘padre nobile’ della sua Scelta Civica ma senza “incarichi operativi”. Lo scrive il Corriere della Sera spiegando che il premier non si sentirebbe “un leader di partito, non è il mio mestiere”, come avrebbe annunciato. Monti, secondo la ricostruzione del quotidiano, si sente di essere diventato “il capro espiatorio” per tutto e di essere trattato ingiustamente da molti: dai partiti “che mi avevano chiamato in soccorso”, dalle forze sociali (sindacati e Confindustria) che oggi andranno “squallidamente a braccetto senza però indicare come uscire dalla crisi” e anche dai suoi stessi alleati che “mi implorarono di fare il capo della coalizione alle elezioni e adesso dicono di aver donato il sangue per me”. Un riferimento, quest’ultimo, alla recente intervista di Pier Ferdinando Casini in cui il leader Udc di fatto scaricava il professore e ammetteva di essersi sbagliato sulle capacità di attrazione del centro. Ma non si tratterebbe di “disamore, non considero terminata l’esperienza” di Scelta Civica, che anzi “resta una forza necessaria alla tenuta europeista del Paese”. Però già dalla prossima settimana, sempre secondo il quotidiano di via Solferino, si leggerà nello statuto la scelta di Monti di farsi da parte: la sua assenza dagli incarichi e la cancellazione del suo nome dal simbolo. Il logoramento di Monti però non è dovuto solo alla performance elettorale al di sotto delle aspettative. Non va dimenticato che anche i suoi ministri lo hanno scaricato. Passera fin dal momento della discesa in campo. Terzi dimettendosi per l’affaire indiano sui Marò e infine Barca, che si è del tutto dissociato dall’esperienza del governo Monti e che punta speditamente a costruire la nuova sinistra nel Pd.