Bindi, core ‘ngrato: «Pierluigi tiene in ostaggio il partito». Ecco il video di quando diceva “è l’uomo giusto”

6 Apr 2013 11:43 - di Antonio Marras

Proprio lei, beneficiata da un posto in deroga nelle liste del Pd, senza primarie, e in un collegio politicamente sicuro quanto geograficamente a lei sconosciuto, la Calabria. Proprio lei, Rosi Bindi, la non rottamata (nonostante Renzi) ha scaricato il suo pigmalione Bersani come fosse un vecchio grammofono ormai inceppato: «Non sa più che fare e il partito è fermo, senza prospettiva», dice Rosi Bindi, in un colloquio con il Secolo XIX, rispondendo alla domanda se il Pd non si senta ostaggio del segretario Pierluigi Bersani e della sua lotta personale.  «Se avessimo proposto un nome autorevole e non strettamente partitico – aggiunge Bindi sul prossimo presidente della Repubblica, – come poteva essere Rodotà, ma ce n’erano molti altri, avremmo forse potuto contare su un atteggiamento più morbido da parte dei grillini. Non dico sull’appoggio, questo no, ma su un certo malessere interno, questo sì». Ciò non è stato fatto, spiega Bindi, «semplice, perché Bersani non ha rinunciato, non ha voluto rinunciare, ha addirittura fatto un comunicato in cui lo ribadiva con convinzione». Solo tre mesi fa la Bindi festeggiava la vittoria di Bersani alle primarie, solo nel giugno scorso lanciava la corsa del segretario alla premiership, in un’intervista alla tv dei Democratici, Youdem in cui si sbilanciava: Il segretario è un’ottima guida per il centrosinistra al di là dello statuto che lo vede candidato naturale».

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