La Farnesina: l’India ha violato la Convenzione di Vienna
«La decisione della Corte Suprema indiana di precludere al nostro ambasciatore di lasciare il Paese senza il permesso della stessa Corte costituisce un’evidente violazione della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche che codifica principi universalmente riconosciuti. Continuiamo a far valere anche formalmente questo principio, fondamentale per le relazioni tra gli Stati, e principio-cardine di diritto consuetudinario e pattizio costantemente ribadito dalla Corte Internazionale di Giustizia». Il governo italiano reagisce così alla decisione del tribunale di New Delhi di togliere l’immunità diplomatica al nostro ambasciatore come ritorsione per il mancato rientro dei due marò in India. «L’Italia continua a ritenere che il caso dei suoi due fucilieri di Marina – afferma la nota della Farnesina – debba essere risolto secondo il diritto internazionale. In questo senso abbiamo proposto di deferire all’arbitrato o altro meccanismo giurisdizionale la soluzione del caso. L’Italia ribadisce la propria convinta volontà di pervenire a una soluzione della vicenda, avviando ogni utile consultazione. Ciò nello spirito delle amichevoli relazioni che desidera mantenere con l’India, nella consapevolezza dell’importanza dell’India, sia sotto il profilo bilaterale sia sul piano delle sfide e delle responsabilità globali che ci accomunano». Il rientro in India dei due fucilieri di Marina, Latorre e Girone, «sarebbe stato in contrasto con le nostre norme costituzionali. La nostra richiesta alle Autorità indiane di avviare consultazioni ex articolo 100 e articolo 283 della Convenzione sul Diritto del Mare (Unclos) – si spiega nel comunicato – non ha sinora ricevuto riscontro. Tale percorso era stato indicato dalla stessa sentenza della Corte Suprema indiana del 18 gennaio e più volte in passato proposto dall’Italia. Tale posizione da parte dell’India, con nostra sorpresa e rammarico – si sottolinea nel comunicato – ha modificato lo scenario e i presupposti sulla base dei quali era stato rilasciato l’affidavit. Nelle mutate condizioni il rientro in India dei fucilieri sarebbe stato in contrasto con le nostre norme costituzionali (rispetto del giudice naturale precostituito per legge, divieto di estradizione dei propri cittadini, articoli 25, 26 e 111 della Costituzione)».
Sul fronte politico le reazioni più immediate sono state del centrodestra. «Il mio primo atto da senatore – annuncia Paolo Romani del Pdl – sarà chiedere al governo come intende risolvere la questione che prima ha visto i due marò sotto processo in un Paese straniero, e che oggi, all’indomani della scelta del governo di tenere in Patria i due fucilieri di Marina, si è aggravata, con l’ambasciatore della Repubblica italiana, Daniele Mancini, trattenuto in India». Rincara la dose Guido Crosetto, coordinatore nazionale di Fratelli d’Italia: «L’Italia deve rispondere all’inaccettabile atto del governo indiano nei confronti del nostro ambasciatore Mancini, che in quel Paese rappresenta l’Italia e non se stesso, nello stesso identico modo: se non può uscire dall’India l’ambasciatore italiano, non può uscire dall’Italia quello indiano».