Del Turco, inchiesta flop e carriera politica stroncata. E il Pd tace per non dare ragione al Pdl…
«Il caso Del Turco grida vendetta. Dov’è il Pd?». Giulio Di Donato, storico esponente del Psi degli anni ottanta, sceglie un tweet per denunciare il silenzio del partito di Bersani sull’ex governatore abruzzese. Nel 2008 Del Turco venne arrestato nella notte, al pari di un pericoloso latitante. La sua giunta spazzata via per lo scandalo ribattezzato Sanitopol” su presunte tangenti nella sanità privata regionale. Cinque anni dopo il castello giudiziario si è quasi del tutto sgretolato. Ultimo colpo al teorema dell’accusa: una foto che doveva documentare il passaggio di una tangente. In tribunale la difesa ha dimostrato è rivelata scattata in un altro contesto, in un’altra data. In una parola: fasulla. «Sul mio conto sono state effettuate 104 rogatorie tutte con esito negativo – ha ricordato Del Turco a Repubblica – non è stato ancora individuato un solo centesimo dei 6 milioni di euro che avrei ricevuto. La Procura si era convinta della genuinità delle accuse sulla base di un pregiudizio politico diffuso che, in quell’estate del 2008, assediava la mia giunta».
L’ex sindacalista della Cgil racconta un film già visto. L’onta del carcere, l’esilio dalla vita politica, il discredito nel nome del giustizialismo. Il suo principale accusatore Angelini (ex patron della clinica privata Villa Pini) «era un uomo disperato e di fronte alla prospettiva di salvare se stesso non gli restava che una possibilità. Offrire in pasto il sottoscritto alla Procura di Pescara». E, ricorda ancora Del Turco, anche se ora Angelini è coimputato «non ha conosciuto né il carcere, né gli arresti domiciliari, né l’obbligo di dimora. Non è stato recluso dal mondo per sei mesi. Né ha dovuto subire l’umiliazione pubblica, la damnatio memoriae». Un caso giudiziario che ora non fa comodo al Pd, all’inseguimento del giustizialismo grillino e anti-berlusconiano. «Nessuno del Partito democratico mi ha ancora chiamato», fa sapere l’ex governatore abruzzese. Un silenzio per il quale Gaetano Quagliariello del Pdl ha individuato una spiegazione facile: «Pur di non dare ragione al Pdl sulla giustizia il Pd tace e abbandona Del Turco».