Anche Di Pietro tradito dal cognato: «Tonino credeva di essere più puro degli altri»
In principio fu Paolo Pillitteri. Il cognato di Craxi diventato sindaco di Milano grazie anche (o soprattutto) a Bettino. A causa di quello che gli anglosassoni definiscono “fratello per legge” (“brother in law”) sono deragliate le carriere di diversi uomini politici. Per i cronisti della seconda Repubblica si dice cognato, si pensa a Giancarlo Tulliani, al quale Gianfranco Fini deve imputare molto del suo tracollo. Ma è negli ultimi giorni che la figura del “fratello per legge” è associata alla figuraccia del politico.
Prima il cognato di Nichi Vendola, autore delle foto che hanno inguaiato il governatore della Puglia attovagliato con il magistrato che lo ha poi assolto. Poi la sorella della moglie di Beppe Grillo, che secondo l’inchiesta dell’Espresso risulta intestataria di alcune società off shore in Costa Rica. Buon ultimo, ma non meno importante Gabriele Cimadoro, vecchia conoscenza delle cronache politiche e mondane. Il cognato di Antonio Di Pietro, già parlamentare di Ccd, Udr e del partito di famiglia, ha sconfessato Tonino in un’intervista al Corriere della Sera. A un certo punto, infierisce Cimadoro, «ha cominciato a vivere di rendita. Non si è accorto che il mondo stava rapidamente cambiando». Poi sulla trasmissione di Report che attribuiva all’ex pm un grande numero di immobili: «Diciamo che si è fatto prendere in contropiede. Proprio lui che era il più sgamato di tutti…». Quindi sulla scelta di far confluire l’Italia dei Valori nella Rivoluzione civile di Ingroia: «Ha sbagliato tutto. Primo, anche dando addosso al Pd. Secondo, perché si è intruppato in una compagnia con cui non aveva nulla a che spartire». Cimadoro, che fa politica ben prima che il cognato fosse magistrato, la vede semplice: «Quando un partito ha 1500 amministratori sul territorio qualche mela marcia può capitare. Io l’ho sempre detto: non dobbiamo credere di essere più puri degli altri».