Sul monumento a Cecchin Anpi e Pd come da copione. Il Pdl: vergognatevi…
Francesco Cecchin, ucciso a Roma nel 1979 sotto casa da un commando di sinistra dopo essere stato scaraventato da un muretto, non merita una stele alla memoria. Puntuale, a poche ore dall’inaugurazione a piazza Vescovio del monumento in ricordo del diciassettenne militante del Fronte della Gioventù, è arrivata la scandalizzata protesta del Pd della capitale e la levata di scudi antifascista dell’Anpi. «Alemanno dà ancora prova di non essere il sindaco di tutti ma di una sola parte», ha dichiarato il democratico Marco Miccoli per il quale montare “alla chetichella”, di notte, un monumento dedicato a Cecchin non sarebbe «utile a creare un clima di condivisione intorno a percorsi utili e ad allontanare lo spettro della violenza a Roma». La scelta di Alemanno, «il peggior sindaco che Roma abbia mai avuto», consegnerebbe, infatti, la piazza«a una parte politica che, da sempre, considera intollerabile qualsiasi altra presenza». Un remake delle assurde polemiche di un anno e mezzo fa per l’intitolazione a Cecchin dei giardini di Piazza Vescovio, a due passi dalla sua abitazione, un’iniziativa , tra l’altro, promossa sotto la giunta Veltroni con un comitato che raccolse migliaia di firme. Più dura, come da copione, l’Associazione nazionale partigiani italiani che parla di «indecente operazione nostalgica e fascista dal chiaro sapore elettorale oltre che uno spreco di soldi pubblici». Immediata la replica dell’europarlamentare del Pd Roberta Angelilli e dei giovani di Officina Futura. Pd e Anpi dovrebbero ben sapere – spiega l’Angelilli – che «la stele è solo l’ultima tappa di una lunga procedura amministrativa e burocratica dibattuta negli ultimi anni». Al contrario della vulgata dei nostalgici della guerra civile, «la stele in ricordo di un ragazzo di 17 anni che ha pagato solo per le sue idee politiche dovrebbe essere un luogo mportante per la città, un luogo di riflessione e di condanna della violenza politica». «Il Pd romano e l’Anpi dovrebbero vergognarsi per quello che hanno detto – si legge nella nota di Officina Futura – chiedano scusa alla famiglia e agli amici di Francesco e a Roma tutta». È indecente strumentalizzare politicamente la stele dedicata a Cecchin per recuperare qualche voto di qualche nostalgico dei servizi d’ordine del Pci, della violenza e dell’Autonomia operaia.