Abbiamo un compito: riportare a casa gli elettori che erano nostri e che stavolta hanno votato Grillo

26 Feb 2013 19:17 - di Girolamo Fragalà

È giovane, ha la barba, è del ceto medio. Macché, è figlio del popolo. Tutti si dichiarano sorpresi dal risultato di Grillo e si avventurano nell’analisi del voto, disegnando gli identikit più fantasiosi degli elettori-tipo del comico genovese, manco fossero extraterrestri o zombie. In realtà, non bisogna essere grandi esperti dei flussi elettorali per capire da dove sono arrivati i consensi per i Cinquestelle, basta avere una calcolatrice e fare un raffronto con le elezioni del 2008. Rispetto alle scorse politiche, infatti, il Pd ha perso, da solo, più di tre milioni e mezzo di voti alla Camera. Il Pdl, invece, ha avuto un’emorragia di oltre 6 milioni alla Camera. I due partiti principali, quindi, hanno perso circa dieci milioni di voti, il bottino – consenso più, consenso meno – conquistato da Grillo. Il “miracolo” di Berlusconi è stata la rimonta, che ha permesso di mantenere un bacino tale da rimettere tutto in gioco. Tolti gli astensionisti, una gran fetta dell’elettorato Cinquestelle, quindi, in passato aveva scelto il centrodestra e qui spunta il paradosso: i candidati (e gli eletti) di Grillo sono pescati nell’area della sinistra, anche quella estrema (centri sociali e No-Tav) mentre l’elettorato – in gran parte– proviene dal Pdl o dai partiti alleati. Proprio per questo sarebbe un errore liquidare la questione dando dei qualunquisti a coloro che hanno votato Grillo. Piuttosto, è compito del centrodestra leggere e capire il messaggio che quegli elettori hanno dato, il segnale che hanno lanciato, per poi farli tornare a casa. Passata l’onda, quando gli eletti del comico genovese si troveranno a dover fare scelte importanti – a mettere il naso nelle manovre finanziarie, a valutare la riforma del lavoro, a creare un equilibrio tra rigore e sociale – ci sarà il momento cruciale della verifica. Perché è facile gridare “vaffa” al mondo intero, più difficile è tradurre il “vaffa” in un provvedimento economico o in una riforma istituzionale. E sarà quello il momento in cui il centrodestra dovrà essere pronto a offrire una zattera a quegli elettori. Una zattera capace di riportarli a riva. Sulla sponda giusta.

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