Storace-Pannella, la rosa nel fascio fa cadere dall’Amaca Michele Serra
La Rosa radicale che finisce nel fascio littorio con la scritta “liberatela”. La vignetta di oggi sul manifesto vince il premio per la sintesi più efficace sulla reazione della sinistra italiana, alla notizia dell’accordo tra Storace e Pannella per le elezioni del Lazio. L’offerta di apparentamento («un “taxi”, nel senso di un accordo tecnico») per i due consiglieri radicali, scaricati dal Pd perché colpevoli di aver reso pubblico lo scandalo dei fondi ai partiti alla Regione Lazio, non è stata digerita dagli antifascisti militanti.
Ma gli opinion maker della sinistra che conta non l’hanno presa con altrettanta ironia. «Marco Pannella alleato con Storace è un’umiliazione che da solo egli infligge a se stesso prima che ai suoi amici della Comunità ebraica». Firmato Gad Lerner. Gongola invece il deputato Pd, Mario Adinolfi e sfotte i compagni che s’indignano: «Mi scriveva Bertinotti: caro onorevole, firma per Pannella senatore a vita. Sorridevo. Sorrido anche oggi, che lo odiate tutti. Mutevoli». Anche a destra c’è chi non l’ha presa bene. Federico Iadicicco, consigliere provinciale romano di Fratelli d’Italia: «I valori e l’antropologia che rappresentano i radicali sono alternativi ed incompatibili con i nostri».
Ma sono i guru del politicamente corretto a fare la parte del leone. Per l’indignazione cade quasi dall’Amaca (la sua rubrica su Repubblica) Michele Serra: «L’apparentamento elettorale di Pannella con l’estrema destra (antiabortista, anti-immigrati, e con forti venature antisemite) non si presta ad alcuna lettura politica». Serra liquida il leader radicale come un megalomane, che farebbe accordi con chiunque (dai nazisti a Pol Pot) e restituisce idealmente la tessera radicale che aveva preso vent’anni fa. A via di Torre Argentina se ne faranno una ragione. Come lascia intendere Marco Taradash: «Tutta la sinistra a lacrimar coccodrilli per l’umiliazione che Pannella infligge a se stesso. Umilia voi, che siete complici di Zingaretti». E ancora, lo stesso Taradash, ricordando che le azioni contano più dei proclami e parodiando Forrest Gump («Stupido è chi lo stupido fa») sintetizza: «Liberale è chi il liberale fa». In politica contano le azioni (come quella di Storace) e non le chiacchiere.