Redditi mai così bassi da 27 anni. E i “bocconiani” ci raccontano la favola che hanno salvato l’Italia
La replica della replica, la realtà da una parte e la propaganda del laudatores all’altra, anche se è ormai agli sgoccioli. Nelle stesse ore un cui un Mario Monti risentito prova a prendersi una rivincita con il Financial Times, santificando l’operato dei tecnici, escono altri dati che dimostrano, se ancora ce ne fosse bisogno, le pesanti conseguenze della “folle idea” dei professoroni al governo. Secondo un’analisi di Rete Impese Italia, i redditi nel 2013 scenderanno ulteriormente, assestandosi a un livello pari a quello di 27 anni fa. Il dato scenderà a meno di 17mila euro: 16.955 euro contro i 17.337 euro dello scorso anno. Tra il 2011, quando il reddito disponibile era di 18.216 euro, e il 2012 il calo era stato del 4,8%. Nel 2007, anno di inizio della crisi, il reddito disponibile reale era di 19.515 euro. Una débacle. In picchiata anche i consumi reali pro capite che, secondo lo stesso studio, nel 2013 caleranno ancora dell’1,4% e scenderanno ai livelli di 15 anni fa. Brutte notizie anche per le imprese. Sale a quota 100mila il conto delle imprese “morte” nel 2012 rispetto al 2011. Il saldo tra mortalità e natalità delle aziende artigiane e di servizi di mercato più manifatturiere e costruzioni porta a tale sciagurata somma. Questi dati rilevati si aggiungono ad altri indicatori recessivi emersi allo spegnimento della prima candelina dell’esecutivo Monti, a partire dal rapporto negativo debito-Pil. Ma questa conferma è indicativa dell’incidenza nulla delle riforme fin qui messe in campo per bloccare la spirale recessiva; ma soprattutto dell’impatto devastante che tagli e balzelli posti inessere hanno atterrato soprattutto i nuclei familiari, bersaglio numero uno dell’azione di governo.