Monti-Bersani, che rissa! «Fuori i partiti dalle banche». «No, i banchieri devono uscire dai partiti…»

31 Gen 2013 18:24 - di Antonella Ambrosioni

Il “vade retro Satana” che non t’aspetti si trova in un post di Mario Monti sul suo profilo Facebook: il ragionamento approda a queste conclusioni, che potrebbero essere ovvie se non fossero state scritte dal premier in persona, che ha un curriculum e credenziali perfezionati nei piani alti del mondo bancario e multinazionale. Prima definisce «la commistione politica-finanza una brutta bestia», poi conclude scrivendo: «Teniamo i partiti lontani dalle banche». Ma come? È un’abiura o uno scherzo, visto che siamo a Carnevale? Che effetto che fa leggere nelle prime righe, «Sono stato accusato di presiedere un governo di banchieri». Intanto nel suo governo ha cooptato un banchiere fuoriclasse come Corrado Passera, già ai vertici del colosso di Unicredit. Poi non si può far finta di non vedere che tutta la carriera da economista di alto profilo il professore se la sia guadagnata volteggiando ( e presidendo) alcuni tra gli istituti internazionali più prestigiosi, dalla Trilateral al gruppo Bildeberg, alla Goldman Sachs. Ora vuole confondere le acque ma il sistema bancario è parte integrante della sua visione di economista applicata alla politica. Sentirlo strapazzare gli istituti di credito come la peste è un po’ duro da digerire e da credere. Lui ci prova, ora che lo scandalo Mps sta facendo scoppiare il “bubbone”, e scrive su Fb un ragionamento un po’ oscuro: «Ricordo solo che il decreto Salva Italia, voluto dal nostro governo, ha vietato le presenze incrociate nei consigli di amministrazione di banche e compagnie di assicurazioni concorrenti. Sono anche questi intrecci di persone a generare i conflitti di interesse, le distorsioni al mercato e i danni al sistema finanziario. La nostra misura – rivendica il premier – è stata una scelta coraggiosa e apprezzata all’estero, che migliora la concorrenza del mercato, a vantaggio dei cittadini. Un provvedimento che non può certamente essere etichettato come un favore ai salotti buoni della finanza, anzi è un primo passo concreto e importante per arginare la commistione tra politica e finanza, che ho già definito una brutta bestia». Su Facebook fioccano sfottò e ironie sul suo ruolo di consulente delle banche d’affari, che ha trasmesso anche al figlio, alla Goldman Sachs, ai poteri forti che lo hanno coccolato. Ma sui virgolettati, per decenza, è meglio sorvolare. Poi in serata, sentitosi chiamato in causa dal premier sull’ingerenza dei partiti nelle banche, arriva la dura replica di Bersani: «I partiti fuori dalle banche? Sono d’accordo dieci volte. Io aggiungo: via i banchieri dai partiti». E questi sarebbero i futuri alleati…

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